Padre Bianchi è solo: "Venite a pranzo da me"

Dopo l’allontanamento dalla Comunità di Bose, l’ex priore pubblica una foto di peperoncini ripieni: "Vivo in esilio, vi aspetto per mangiarli"

Padre Enzo Bianchi, 78 anni

Padre Enzo Bianchi, 78 anni

Padre Enzo Bianchi non è solo un controverso monaco il cui braccio di ferro con Papa Francesco l’ha allontanato dalla Comunità di Bose che aveva fondato, ma si scopre anche un cuoco, oltre che un appassionato di social. Ha destato un malcelato scalpore il tweet che ha pubblicato sul suo account (@enzobianchi7) ieri prima dell’alba, alle 3,07!, e non solo per l’ora: "Cari amici – scrive il monaco, 78 anni, fino a non poco tempo fa ospite assiduo di tv e convegni filosofici e religiosi, illustrando le parole con tanto di foto da leccarsi i baffi – sono invecchiato e ho difficoltà a venirvi a trovare. Vivo in esilio a Torino da solo ma la mia vocazione è comunitaria non eremitica. Perciò venite voi e a pranzo troverete piatti gustosi e converseremo in pace. Oggi peperoncini dolci farciti di carni e aromi".

Qualcosa di polemico nelle parole di Enzo Bianchi c’è: quel richiamo all’esilio che l’antico priore della comunità fondata nel 1965 a Bose, frazione di Magnano in provincia di Biella, evoca dopo che le sue dimissioni nel 2017 non sono bastate a placare quelle che per il Vaticano erano liti fra i monaci delle diverse confessioni cristiane, uomini e donne, che animano questa "associazione privata di fedeli", una ottantina di seguaci che hanno scelto le regole monastiche dettate da padre Enzo.

Nel marzo 2020 una visita pastorale ordinata dal sottosegretario di Stato Parolin ha portato all’allontanamento indeterminato di Bianchi, destinato a una casa della comunità a San Gimignano, in Toscana, editto che lui non ha mai rispettato. Con il favore di amici si è trasferito invece a Torino, in una casa recentemente ristrutturata. Ed è da lì che ieri all’alba ha invitato i suoi seguaci a unirsi a questa mensa "contadina", quasi come la "Omelia" che dà il titolo all’ultimo lavoro da regista di Alice Rohrwacher, che ha vinto a Venezia il premio Bresson assegnato dal Pontificio Consiglio della Cultura. E, guarda caso, l’elogio alla regista fiesolana – che ha definito la sua "una fede anarchica" – è venuto anche da padre Bianchi che su Twitter ha pubblicato un testo nel quale definisce quella di Alice una "elegia, un canto di ringraziamento ai contadini che stanno scomparendo insieme alle lucciole, alle api, alle farfalle". E anche in questo c’è chi ha letto una sottile critica a chi il Creato dovrebbe difenderlo. E un esaustivo ringraziamento a chi, i contadini, gli ha fornito il prodotto per i peperoncini dolci farciti.