Giovedì 25 Aprile 2024

Pacifisti in piazza, la sinistra si divide sulle armi

In 50mila a Roma, tanti gli slogan "equidistanti". Il Pd ha aderito, ma ribadisce il suo via libera a mandare aiuti militari a Kiev

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di Ettore Maria Colombo

La manifestazione nazionale dei pacifisti italiani (titolo e slogan "Cessate il fuoco. Per un’Europa di pace") che si è tenuta ieri a Roma è stata un successo sul piano numerico (50mila per gli organizzatori, 20mila per la Questura), ma è stata inficiata da polemiche, distinguo e ambiguità di parole d’ordine "neutraliste" ed "equidistanti" tra aggressori russi e aggrediti ucraini. La manifestazione è stata convocata dalla Rete italiana Pace e Disarmo, storica associazione anti-militarista che ha condannato non solo l’invasione russa ma anche la decisione del governo e del Parlamento italiano di inviare armi agli ucraini.

Alla manifestazione – che è iniziata alle 13.30 in piazza della Repubblica, dove è stata srotolata una grande bandiera arcobaleno e si è conclusa a piazza San Giovanni – hanno aderito associazioni della società civile (oltre 200, tra cui Arci, Acli, Libera, Emergency, Legambiente, Cgil, Movimento Nonviolento, Rete della Conoscenza, Anpi, Greenpeace) e partiti politici (Rifondazione comunista, il Partito comunista) che, seppur piccoli, non fanno mistero di volere l’uscita dell’Italia dalla Nato. Infine, le parole d’ordine della manifestazione sono state oggetto di polemica tra i pacifisti.

In una versione iniziale del testo c’era scritto che "dall’Italia e dall’Europa devono arrivare soluzioni politiche e negoziali, non aiuti militari". Poi la parte sugli aiuti militari è stata tolta per includere anche la sinistra di governo. Il Pd, infatti, ha aderito, era presente, ma ribadendo la sua posizione pro-invio delle armi. Ma la Rete italiana Pace e disarmo ha rilanciato le sue parole d’ordine: "Disarmo, neutralità attiva, stop alle armi, riduzione delle spese militari". E il segretario di Rifondazione comunista, Maurizio Acerbo, bolla il Pd come "guida dello schieramento guerrafondaio". Ambiguità e retorica antimilitarista che ha rotto pure l’unità sindacale. La Cgil ha aderito. La Cisl si è sfilata, con il segretario Luigi Sbarra: "Siamo con l’Ucraina e per questo non condividiamo la piattaforma della manifestazione ancorata al principio, assurdo, della neutralità".

Invio di armi compreso. Anche la Uil non ha aderito. L’Anpi, in prima fila, ha fatto parlare di sé per un documento in cui diceva che la guerra "è stata innescata dal continuo allargamento della Nato ad Est, vissuto legittimamente da Mosca come una crescente minaccia". La Rete di Studenti medi e universitari accusa il Parlamento "di schierarsi nella guerra". Sempre il leader della Cgil Landini ha detto che "una guerra non si ferma con altre guerre" e che "non esistono guerre giuste". Anche Francesca Farruggia, della Rete italiana per il Disarmo, dice "le armi non portano pace".