Zuppi scrive ai pacifisti: "Giusto manifestare, basta altri lutti"

Il presidente dei vescovi si schiera a favore della manifestazione di sabato contro la guerra in Ucraina. Dalla Chiesa italiana la richiesta alle Nazioni Unite di un conferenza internazionale sul conflitto fra Kiev e Mosca

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente dei vescovi italiani

Il cardinale Matteo Zuppi, presidente dei vescovi italiani

Roma, 3 novembre 2022 - La Chiesa italiana si schiera al fianco dei pacifisti. Qualcosa di non proprio scontato fino a qualche tempo fa, complice una certa diffidenza nei sacri palazzi verso un mondo ritenuto ideologizzato e troppo connotato a sinistra. Ritrosie archiviate, almeno in vista della manifestazione di sabato a Roma per la pace in Ucraina, dalla presidenza della Conferenza episcopale italiana, da maggio retta dal cardinale Matteo Zuppi. Lo stesso che qualche settimana fa, generando non poco imbarazzo fra i sostenitori dell'invio delle armi a Kiev senza e senza ma - democratici compresi -, non esitò a prefigurare la pace anche a costo di perdere pezzi di sovranità.

Da uomo di dialogo a tutto campo, l’arcivescovo di Bologna ha scritto una lettera a un pacifista immaginario per sostenere l'imminente manifestazione nella Capitale. "Quando sarà che l'uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare? - si domanda il cardinale nella missiva uscita su 'Avvenire' in cui riecheggiano i versi del brano 'Auschwitz' dell' amico Francesco Guccini -. Io, te e tanti non vogliamo lutti peggiori, forse definitivi per il mondo".  Lo spettro di un apocalisse nucleare agita Occidente e Oriente. Nessuno escluso. "Non possiamo rimanere fermi - incalza Zuppi -. Alcuni diranno che manifestare è inutile, che ci sono problemi più grandi e spiegheranno che c’è sempre qualcosa di più decisivo da fare. Io desidero dirti, chiunque tu sia, perché la pace è di tutti e ha bisogno di tutti, che invece è importante che tutti vedano quanto è grande la nostra voglia di pace“.

Sin dai primi boati delle bombe in Ucraina, nel febbraio scorso, il Papa e la Santa Sede sono impegnati dietro le quinte nella ricerca spasmodica di un negoziato. Anche a costo di finire additati a filoputiniani da chi interpreta il sostegno a Kiev nella logica unilaterale dell’invio delle armi. Ma chiedere la pace “non significa dimenticare che c’è un aggressore e un aggredito e quindi riconoscere una responsabilità precisa – Zuppi sgombra ancora una volta il campo dagli equivoci, veri o pretestuosi che siano –. Papa Francesco con tanta insistenza ha chiesto di fermare la guerra: ‘Chiediamo al Presidente della Federazione Russa, di fermare, anche per amore del suo popolo, questa spirale di violenza e di morte e chiediamo al Presidente dell’Ucraina perché sia aperto a serie proposte di pace’“. 

Domandare la pace e invocare la giustizia, le due strade s’intrecciano nella logica di Zuppi. Con quali proposte d’intervento concreto per coronare entrambe? Il presidente della Cei ne elenca un paio, difficili ma non impossibili: da un lato, la richiesta al segretario generale delle Nazioni Unite di convocare in tempi rapidi una conferenza internazionale per la pace e contro le armi nucleari; dall'altro, l’appello all’Italia perché ratifichi il Trattato Onu di proibizione degli armamenti atomici. Nulla più, nulla di meno che la cura e la prevenzione dei conflitti nel segno dell’enciclica ’Fratelli tutti’ che il presidente della Cei non si stanca mai di rispolverare. Anche agli occhi distratti di quei credenti che danno per scontato una pace mai come oggi così in pericolo.