Giovedì 18 Aprile 2024

Ostia, testata al giornalista. Roberto Spada chiede scusa: "Mi vergogno"

Videoconferenza dal carcere: "Non ricordo niente di quei momenti: ho visto tutto nero"

Un fermo immagine dell'intervista di Nemo a Roberto Spada (Ansa)

Un fermo immagine dell'intervista di Nemo a Roberto Spada (Ansa)

Roma, 26 aprile 2018 - Roberto Spada chiede scusa: di quella testata a Ostia "non ricorda nulla" ma è pronto a "chiedere scusa a tutti i giornalisti". Il rampollo di una delle famiglie criminali più attive sul litorale romano compare in videoconferenza dal carcere di Tolmezzo per essere ascoltato nel processo che lo vede imputato assieme al suo guardaspalle Ruben Alvez del Puerto, di violenza privata e lesioni personali aggravate dal metodo mafioso per il pestaggio al giornalista della Rai, Daniele Piervincenzi e del suo operatore Edoardo Anselmi, avvenuta il 7 novembre scorso a Ostia.

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"Mi vergogno di quello che è successo - ha affermato rispondendo alle domande del pm Giovanni Musarò -. Chiedo scusa a tutti i giornalisti, ma di quei momenti non ricordo più nulla, ho visto tutto nero". L'esponente del clan, che nelle scorse settimane è stato raggiunto da un nuovo provvedimento di custodia cautelare per omicidio volontario e altri reati nell'ambito della maxi indagine che ha portato all'arresto di una trentina di persone, ha fornito la sua versione su quanto accaduto fuori e dentro la palestra da lui gestita a Nuova Ostia. "Nelle ore successive al fatto mi sono rivisto nel video - ha aggiunto - e non mi sono riconosciuto: non c'è giustificazione a quello che ho fatto, il giornalista avrebbe potuto dirmi di tutto ma io non avrei dovuto reagire in quel modo".

Spada si è spesso contraddetto rispetto a quanto dichiarato da lui nell'ambito dell'interrogatorio di convalida, dopo l'arresto nel novembre scorso. "Piervincenzi - ha spiegato - è entrato nella palestra senza che io lo avessi invitato. Me lo sono trovato dietro e gli ho detto che non poteva stare lì, in modo cortese come fa mio padre. Ho insistito molto per farlo uscire. Bisogna rimanere in buoni rapporti con le persone, non mi piace essere aggressivo poi purtroppo è successo quello che è successo". Il fratello di Carmine si è poi giustificato affermando che in quei giorni era "nervoso perché avevo la fila di giornalisti che mi volevano intervistare, volevano che parlassi di politica e di Casapound ma io non faccio politica. Se tu ti chiami Bianchi o Rossi e aiuti la gente per me va bene, non guardo colore politico". Spada, che ha sostenuto di non ricordare chi era al suo fianco al momento dell'aggressione, ha concluso affermando di "non avere nemici ma solo amici".