ALESSANDRO FARRUGGIA
Cronaca

Ostaggi nel limbo. Stallo dei negoziati. Hamas alza la posta: nuova fumata nera

Per il rilascio di 50 persone Tel Aviv disponibile a tre giorni di tregua. Ma i miliziani chiedono anche libertà di spostamento e stop ai droni.

Ostaggi nel limbo. Stallo dei negoziati. Hamas alza la posta: nuova fumata nera
Ostaggi nel limbo. Stallo dei negoziati. Hamas alza la posta: nuova fumata nera

Hamas ha accettato le linee generali di un accordo con Israele – mediato dal Qatar d’intesa con gli Stati Uniti – che prevede il rilascio di 50 ostaggi, donne e bambini, in cambio di una tregua di tre giorni nella Striscia di Gaza e del rilascio di 120 tra donne e minori detenuti nelle carceri israeliane. L’accordo, ha detto a Reuters un funzionario di Doha, prevede anche che Israele aumenti il via libera gli aiuti umanitari, compresa la fornitura di carburanti, a Gaza.

Ma Israele – che ha respinto nettamente la prima versione dell’intesa, che proponeva 5 giorni tregua, ed è parsa possibilista ma non si è impegnata sui 3 giorni – non è affatto convinta della piattaforma negoziale. Le forze di difesa israeliane (Idf) sono infatti contrarie a due richieste di Hamas: il blocco dei voli dei droni sulla Striscia durante la tregua e consentire la libertà di spostamento, non filtrata, tra la parte nord e la parte sud della Striscia di Gaza. "È evidente che questo consentirebbe di spostare terroristi da una parte all’altra della Striscia" dice una fonte israeliana. E così la trattativa, che si sperava di chiudere tra venerdì e sabato, è ancora assolutamente in stallo.

Gli amici di Hamas, Qatar e Iran su tutti, speravano in una intesa che allentasse la pressione militare su Gaza. "I leader di Hamas – ha affermato il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amirabdollahian – hanno detto che fermeranno gli attacchi contro gli israeliani e rilasceranno gli ostaggi se Israele fermerà i suoi attacchi contro Gaza". Ma questo è fuori discussione dato che Israele, ha tutta l’intenzione di continuare l’intervento di terra a Gaza. "Anche se fosse necessario un cessate il fuoco per la restituzione dei nostri ostaggi – ha detto il ministro israeliano Benny Gantz – la guerra non si fermerà".

Il solo piano di trattativa era una tregua di qualche giorno in cambio di alcune decine di ostaggi. E a questo Hamas si era detta in qualche modo disponibile. "Il nemico – ha detto ad al Jazeera il portavoce delle brigate al Qassam, Abu Obeida – ha chiesto la liberazione di cento ostaggi, donne e bambini. Noi abbiamo detto ai mediatori che siamo disponibili se ci sarà data una tregua di 5 giorni, a rilasciare 50 tra donne e bambini, cifra che potrà salire a 70 dato che alcuni degli ostaggi sono in mano ad altre fazioni della resistenza". Hamas ha però insistito in richieste accessorie indigeribili a Idf e l’impressione del gruppo terrorista che governa a Gaza è che Tel Aviv non ci starà.

A favore di una tregua, oltre i Paesi arabi, alla Turchia, all’Iran, la Russia, l’Unione Europea, c’erano gli stessi Stati Uniti. Il presidente Joe Biden ha detto la scorsa settimana ai giornalisti di aver chiesto al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di accettare una pausa umanitaria nei combattimenti a Gaza "che duri più di tre giorni". Alla domanda se sia frustrato nei confronti di Netanyahu, che deve ancora rispondere a tali appelli, Biden ha replicato: "Ci sta mettendo un pò più di quanto sperassi". Intanto Il leader dell’opposizione israeliana Yair Lapid ha chiesto la destituzione del premier dal suo incarico e di sostituirlo con un’altra figura interna al Likud, senza indire nuove elezioni nazionali.

In un colloquio con il presidente turco Erdogan anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito che "l’Italia sottolinea la necessità di un immediato rilascio degli ostaggi e il sostegno a pause umanitarie a favore della popolazione civile a Gaza". A chiedere la pausa c’è anche l’Onu, che in un suo piano in 10 punti chiede di attuare un "cessate il fuoco umanitario che consenta ai servizi di base e agli scambi commerciali essenziali di ripartire. Questo cessate il fuoco è vitale per facilitare la consegna di aiuti, consentire il rilascio degli ostaggi e dare una pausa ai civili". Ma, allo stato, resta un auspicio.