Oskar e l’ossessione per il diavolo La pista dei riti esoterici del killer

Il 21enne polacco ha confessato di aver ucciso a coltellate Maximum Zanella, 30 anni, dopo una lite. Non ha risposto alle domande del pm. Si cerca il movente scavando nelle sue manie per l’occulto

di Marco Principini

BRUNICO (Bolzano)

Un teschio finto, scheletri di plastica, il 666 tatuato sul gomito dell’assassino. E poi le sue frequentazioni e un campionario di immagini oscure postate su Facebook: Lucifero in tutte le salse, caproni malefici, vescovi spettrali. Sono gli elementi che collegano il delitto di Brunico alla pista satanica. Ma cosa abbia spinto Oskar Kozlowski a uccidere il suo amico è ancora da chiarire.

La notte tra martedì e mercoledì scorsi Maximum Zanella, 30 anni, giaceva in un lago di sangue in casa sua, un appartamento nel centro della cittadina altoatesina. Così lo hanno trovato i carabinieri, informati proprio da Oskar, ventunenne operaio polacco da tempo in Italia. Al 112 ha ripetuto quanto poco prima aveva raccontato ai sanitari del pronto soccorso di Brunico, incalzato dalle loro domande: la lite con Zanella, la colluttazione, le coltellate. Una confessione. Per completare il puzzle, tuttavia, mancano dei pezzi: il movente e l’arma.

Prima di andare a farsi medicare, Kozlowski, che ha lasciato il luogo della mattanza a piedi, ferito, avrebbe gettato il coltello e il telefonino nel fiume Rienza, dalle cui acque finora sono riaffiorati altri oggetti. I militari stanno cercando di capire se abbiano qualcosa a che fare con l’omicidio. Il polacco, recluso nel carcere di Bolzano, non parla. Davanti al pubblico ministero Sara Rielli si è avvalso della facoltà di non rispondere; domani è in programma l’interrogatorio di garanzia, mentre oggi sarà svolta l’autopsia. Un esame dal quale gli inquirenti cercheranno di ricavare le risposte che Oskar non ha ancora fornito.

Impiegato in un colorificio, da poco era andato a vivere da solo. Il giovane è piuttosto noto negli ambienti satanisti, e a casa sua sono state trovate immagini riconducibili alle sette. Sul braccio destro si è fatto tatuare il numero 666, emblema del diavolo. Il suo profilo social pullula di immagini demoniache. La Procura di Bolzano, che sottolinea l’assenza di "elementi utili" riguardo al movente, sta verificando se il satanismo possa essere il contesto nel quale è stato perpetrato il delitto. Anche perché a casa di Maximum sono stati trovati alcune ossa e un teschio finto.

"Il teschio è solo una specie di soprammobile di plastica, nient’altro", tiene a spiegare Carlo Alberto Zanella, papà della vittima e presidente provinciale del Club Alpino Italiano. Descrive il figlio, trentenne nato in Russia adottato da bambino, come un ragazzo "timido e buono", che in passato "ha compiuto qualche errore come tante altre persone". Da sei anni abitava a Brunico, dove lavorava nella piscina coperta "Cron4". "Ciao, sarai sempre così", scriveva ieri su Facebook il padre pubblicando una serie di foto del giovane, soprattutto in montagna. Lui, la moglie e la figlia non si danno pace per una morte ancora senza un perché. Agli inquirenti, che indagano per omicidio volontario, l’onere di trovarlo. Al momento non si può escludere l’ipotesi del litigio violento anche in virtù del passato del polacco, che in diverse occasioni si sarebbe reso protagonista di comportamenti aggressivi e in passato era stato segnalato per fatti di droga.