Runner ucciso dall’orsa, tutte le nostre umanissime responsabilità

La storia dell’orsa assassina chiama in ballo le nostre più ancestrali paure e le nostre più contemporanee responsabilità: da qui il tema della giustizia, da sempre un affare di uomini e per uomini se vogliamo dare una risposta ai genitori di un ragazzo morto

Agnese Pini

Agnese Pini

Se un’orsa uccide un uomo in mezzo al bosco, se i genitori di quell’uomo – un giovane uomo: Andrea Papi, aveva 26 anni, faceva il runner – chiedono giustizia, è doveroso e necessario garantirla. Il prima possibile e al meglio possibile. Il punto è come. Il punto è quale giustizia.

Per questo parlare dell’orsa assassina – è necessario o è giusto abbatterla?, è lecito fare battaglia per lei, per salvarla, quando c’è un ragazzo morto da piangere, quando dovremmo concentrarci su una famiglia distrutta, su altre famiglie potenzialmente in pericolo? – significa in realtà parlare di noi: della nostra coscienza di uomini che contro gli orsi e tutte le bestie feroci hanno combattuto millenni di atroci battaglie per la sopravvivenza, e che infine hanno trovato un equilibrio nella modernità, nelle tecnologie, nella civiltà. Un equilibrio che ha consentito negli ultimi anni di guardare con una sensibilità nuova alle bestie, a tutte le bestie, anche alle bestie feroci. Da qui il Wwf, la Lav, i parchi protetti, le campagne per ripopolamento delle specie in via d’estinzione.

La storia dell’orsa assassina nel bosco chiama così in ballo le nostre più ancestrali paure e le nostre più contemporanee responsabilità: ed ecco il tema della giustizia, che non è emozione e non è istinto, ma è razionalità ed equilibrio.

Dietro la tragica storia di Andrea Papi ucciso dall’orsa JJ4 ci sono responsabilità del tutto umane: gli errori di sottovalutazione nella campagna di ripopolamento degli orsi in un’area ormai così profondamente antropizzata, e soprattutto l’assenza di una corretta e chiara informazione e di educazione. Così comprensibilmente i genitori di Papi si chiedono: dov’erano i cartelli, dov’erano i controlli, dov’erano le segnalazioni di pericolo nei boschi popolati da oltre cento orsi adulti e trenta cuccioli, dov’era la prevenzione? La giustizia è da sempre un affare di uomini e per uomini, e dunque può guardare solo alle responsabilità umane. E a queste dobbiamo pensare se vogliamo dare davvero una risposta ai genitori di un ragazzo morto che oggi chiedono dignità e serietà.