Orsini, il prof che ama essere odiato. L’attimo fuggente della celebrità

Il sociologo scatena polemiche ad ogni apparizione in tivù. Voci di una candidatura smentita da M5s

Il professore Alessandro Orsini, classe 1975, ospite a 'Piazza pulita' (Ansa)

Il professore Alessandro Orsini, classe 1975, ospite a 'Piazza pulita' (Ansa)

Confesso: ho un’insana passione per Alessandro Orsini, il fustigatore della Nato, il canale privilegiato delle mamme di Mariupol. Ammetto di non perdermi ogni sua comparsata televisiva, scruto ogni sua smorfia, ogni gesto delle sue mani, tanto che durante i programmi vorrei una telecamera fissa su di lui, anche quando a dibattere sono gli altri. Orsini è uno di quei diamanti che gli autori televisivi, quando li trovano, si tengono stretti. Perché si sa come funziona nelle redazioni dei talk, prima o poi uno butta lì: "Ci vorrebbe qualcuno che buchi lo schermo", più stringatamente: "Ci vorrebbe un faccione".

Il faccione è l’ospite che convince il telespettatore a non cambiare canale durante la pubblicità, quello che in un minuto sa andare dritto al sodo con concetti semplici e non disdegna di gettarsi in quei trenta secondi di tele-rissa che immancabilmente il giorno dopo faranno il giro dei social. Ecco, se in tv trovi uno così, hai fatto bingo. E in questo Alessandro Orsini è perfetto. È preparato, competente, parla bene. Soprattutto ha capito che accanto alle qualità da studioso bisogna buttare lì una ruvidezza da piccolo schermo. Quindi va bene l’analisi geopolitica delle responsabilità occidentali, ma è perfetta se è condita con un "il segretario della Nato è un pazzo".

Ottima l’analisi della genesi del conflitto in Donbass, con divagazioni che vanno dall’Abkhazia alla Georgia, ma va sgrezzata con un "l’Italia dovrebbe rompere con l’Unione europea", perché è chiaro che il mattino dopo, nelle discussioni da bar, magari non tutti sanno bene qual è il Pil della Georgia ma che Stoltenberg sia un fuori di testa o che l’Ue sbagli tutto perché "ce l’ha detto Orsini" rimane impresso. Il sociologo, sia chiaro, sa il fatto suo. Avrà studiato Orazio, il suo Carpe diem, e coglie l’attimo di celebrità. Non c’è niente di male. È già successo di recente con le virostar nel pieno della pandemia, anche se solo uno di loro, Matteo Bassetti, ha avuto il coraggio di ammettere quale sia la molla che spinge a comparire sul piccolo schermo: il narcisismo.

In Orsini c’è però un qualcosa in più, un tocco di genio inarrivabile. Va in tv almeno due volte a settimana per ribadire che in Italia non c’è piena libertà di espressione, organizza uno spettacolo teatrale perché "è un modo per non essere interrotto in modo strumentale" e lo intitola "tutto quello che non ci dicono" (chi? Ah, bella domanda), finendo così nella lista dei "noncelodiconisti", che fa rima con complottisti. L’effetto è una sorta di sindrome di Calimero ma al contrario: Orsini è onnipresente nei fatti ma bandito nell’immaginazione, scrive sui giornali, pubblica libri, spadroneggia sui social ma è censurato per i suoi seguaci, gli orsinini.

Ogni tanto, va detto, al professore scappa il piede sulla frizione e rischia una sbandata. Passi per l’eccesso di autostima, dai ripetuti "i fatti stanno dando ragione a me" alla ormai celebre frase sugli uomini comuni, quelli medi, che non sono allenati a gestire una moltitudine di informazioni, al contrario di quanto è in grado di fare lui.

L’ultima uscita a “Cartabianca” però imporrebbe una riflessione per chi fa questo mestiere, perché ogni tanto andrebbe messo un paletto, a delimitare un punto da non superare. Orsini ha dichiarato che diverse famiglie e mamme di Mariupol gli scrivono tutti i giorni perché lui dia loro voce. A nulla è valso lo stupore della sua vicina di sedia, l’ucraina Anastasia Kuzmina, che ha chiesto al professore come faccia ad avere accesso a quelle mamme, dato che invece i suoi amici della stessa città non riescono a mettersi in contatto con i genitori da inizio marzo. Già, il re è nudo. Ma guai a farlo a notare che si rischia di rompere il giocattolo dello show. O peggio ancora, si passa per censori dell’Orsini pensiero, per invidiosi, per esponenti del mainstream.

Quindi, viva Orsini, nessuno tocchi Orsini, altrimenti torno a cambiare canale durante i talk show. Il professore si goda il momento di celebrità, che in genere in Italia passa in fretta e spesso finisce con una candidatura in politica (anche se il M5S ha smentito le voci di corridoio) o, come ha detto recentemente Paolo Mieli in “24 Mattino” su Radio24, in una comparsata all’Isola dei famosi. Vip, s’intende. Ci sarebbe anche una terza via, quella della cattedra universitaria, fatta di studio e convegni. Ma vuoi mettere la noia.