Mercoledì 24 Aprile 2024

Tweet di Zaki anti-Juve: tifosi bianconeri lo ricoprono d'odio

Pioggia di insulti contro lo studente egiziano: "Torna a casa"

Patrick Zaki, 31 anni, subito dopo la scarcerazione con una maglia del Bologna

Patrick Zaki, 31 anni, subito dopo la scarcerazione con una maglia del Bologna

di Viviana Ponchia

C’è chi gli ha dato del quadrupede, chi gli ha chiesto di tornare da dove è venuto. E chi gli ha detto di stare tranquillo perché finalmente ha scoperto la vera religione del Paese che si è speso per farlo uscire dal carcere. Questo per stare nella lista dei commenti imbecilli ma ancora riferibili. Patrick Zaki con un tweet sulla partita Juventus-Bologna ha dimostrato al di là di ogni dubbio due cose: di essere un italiano vero, e di cosa sono capaci gli italiani.

Siamo in zona arbitro cornuto. Siamo dentro alla faida da curva sud, nel tafferuglio da bar sport. E lui con noi, integrato fin sopra ai capelli. Del tutto innocente stavolta no: certe cose non si dicono a meno di non essere sotto i sette anni o pieni di birra, anche perché un po’ hanno stufato. Piuttosto travolto dalla sproporzione: tanto è il bene che gli vogliono le piazze in tumulto per la sua libertà, tanto implacabile è stato l’odio da tastiera quando ha pestato la solita vecchia cacca: "Due cartellini rossi, stanno ancora pagando". Gli juventini si sentono accusare di comprare le partire almeno dal 2006, ma c’è chi ha cominciato prima. I tifosi juventini non sono diversi dagli altri tifosi e se li chiamano gobbi ci restano male, se li chiamano ladri non ci vedono più. Patrick Zaki è un tifoso. E il cortocircuito è servito. Adeguandosi al protocollo che infanga generazioni di mamme avversarie e immagina vendette da grand guignol per i loro mariti, il ricercatore egiziano impregnato di amore per il Bologna ha subito una metamorfosi istantanea dopo aver dato dei furfanti ai torinesi: da povero attivista ingiustamente prigioniero è diventato spuntino per i leoni.

La sua passione per il calcio è nota come la sua storia, al punto che fra tutte le cose che avrebbe potuto dire dopo 669 giorni di prigionia ha scelto "Forza Bologna", incoraggiamento con cui ormai chiude ogni comunicazione. Il gol di Vlahovic nei minuti di recupero del sabato santo lo ha fatto arrabbiare. Al punto da tirare fuori l’insulto più frusto sulla società bianconera. Se si facesse un censimento dei commenti post partita fra amici verrebbe fuori che sbronzi o bambini sono rimasti gran parte dei tifosi non juventini. E nessuno fa una piega. Ma questo è il profilo di Patrick Zaki, prigioniero di coscienza detenuto per il suo lavoro in favore dei diritti umani e per le opinioni politiche. La firma è del ragazzo che ha imparato a mordere la vita sotto i portici di Bologna e al Cairo ha assaggiato le botte, le scosse elettriche, le cinghiate. Uno di cui ci siamo presi cura. Mica un tifoso qualsiasi. E allora nessuna pietà, ecco che la sua bacheca si riempie di insulti e minacce: "Credi di avere il bonus per dire quello che ti pare?". "Prima di parlare cerca di pensare". Poi a raffica: "Parassita tornatene in Egitto, vigliacco codardo", "Sta a vedere che forse forse i giudici egiziani hanno ragione a sto giro!!!", "Speriamo che al processo ti condannino", "Io ti avrei lasciato dov’eri".

Qualcuno fa riferimento a un fantomatico riscatto che avrebbe pagato l’Italia. Non manca nemmeno la foto di un proiettile e un foglio con scritto "Stai parlando troppo". E via con la morale. "Se sei tu a cercare l’odio non puoi aspettarti la pace. Hai sbagliato. Il tuo post non era una semplice opinione, era gettare fango su una squadra e su un popolo". Lui replica su Facebook: "Se non posso dire la mia sul calcio senza essere attaccato non sono sicuro di come dovrei recuperare la mia voce in questioni più importanti. Sinceramente non capisco come questa escalation sia stata così rapida e perché dopo due anni di silenzio vengo attaccato dalle stesse persone che una volta mi sostenevano". Perché, Patrick? Perché così siamo messi e tu che sei un ragazzo intelligente lo sapevi già.