Mercoledì 24 Aprile 2024

Ora tocca alle imprese fare gol. "Diamo valore a questa vittoria"

L’industriale Riello: la Nazionale ci ha fatto un grande regalo, dobbiamo essere bravi a capitalizzarlo

Roberto Mancini, 56 anni, avvolto nel tricolore sul prato di Wembley

Roberto Mancini, 56 anni, avvolto nel tricolore sul prato di Wembley

Quanto vale l’"effetto coppa" per l’economia e la fiducia di una Italia che sta uscendo a testa alta dalla crisi della pandemia?

"Riconquistare una così prestigiosa vittoria mentre ci rialziamo dalla pandemia è un risultato eccezionale. L’Italia ha sofferto tantissimo e questo riconoscimento può essere un decisivo strumento di rilancio del nostro Paese – spiega senza esitazioni Giordano Riello, erede di una dinastia di industriali veneti di primo piano e presidente della startup innovativa Nplus srl –. Gli imprenditori e i cittadini italiani non hanno mai perso la fiducia nel futuro".

Eppure sono stati mesi terribili...

"Anche durante l’emergenza abbiamo continuato a investire in Italia, abbiamo sette aziende manifatturiere nel nostro territorio: il made in Italy fa industria avanzata. Se fosse un brand, sarebbe il terzo più conosciuto del mondo dopo Visa e Coca Cola. Dobbiamo quindi capitalizzare al meglio la vittoria".

Diversi economisti hanno stimato che gli Europei potessero valere per l’Italia uno 0,7 del Pil, circa 12 miliardi. È una stima fondata?

"Questo vuol dire rivedere le stime di crescita dal 4.9 al 5,7. Direi che questo punto quasi pieno di Pil sulla base di una vittoria calcistica deve darci ancora più grinta ed entusiasmo, ma al contempo deve spingerci all’azione perché il Pil non si conquista solo attraverso vittorie calcistiche ma con l’impegno e la fatica del lavoro di tutti noi".

Un dono inatteso?

"La nostra nazionale ci ha fatto un grande regalo ed è responsabilità di tutti noi valorizzarlo al meglio. In Italia il calcio vale molto anche economicamente e quindi abbiamo il dovere di trarne una lezione: il nostro ct ha fatto quasi un miracolo, in pochi ci speravano, dunque impossible is nothing".

Dopo la vittoria ai Mondiali del 2006 l’export italiano registrò un più 10 per cento. Adesso che cosa possiamo aspettarci?

"Mi aspetto di aumentare anche l’import. Più merci italiane in uscita verso il mondo, ma anche più mondo in entrata verso l’Italia. Dobbiamo essere attrattivi, tramutare quello che era il sogno americano nel sogno italiano, rendere i nostri confini nazionali non solo mèta di arrivo per i turisti, poiché deteniamo il 70 per cento del patrimonio culturale mondiale, ma dobbiamo importare anche competenze e investimenti sani: non uno shopping che porta aziende qui a rubare il nostro know how, ma investimenti di imprese che portano da noi il loro. Dobbiamo tessere relazioni con il mondo della ricerca e della università oltre confine. Con un aumento ancora più significativo dell’import dei cervelli e della conoscenza".

La fiducia degli investitori e delle famiglie quanto può fare da acceleratore all’economia, spingendo a consumare e a investire?

"Sono le persone che fanno i mercati. Se non abbiamo fiducia nel nostro Paese e nelle potenzialità delle nostre imprese e del nostro sistema economico è difficile che i mercati ce l’abbiano in noi. Dobbiamo essere i migliori promotori del nostro potenziale. Se saremo in grado di dare un messaggio positivo verso l’esterno, con un po’ di sano orgoglio nazionale, sono convinto che la fiducia verso il nostro Paese aumenterà".

C’è un effetto Europei o Mancini che si aggiunge a un effetto Draghi?

"Sono assolutamente contento di come sta operando questo esecutivo. Credo che abbia un mix di competenze importante, sia tecniche sia politiche. Draghi è stimato e rispettato forse più nel mondo e in Europa che in Italia, dove in pochi conoscevano il suo operato tra Banca d’Italia e Bce. Questo genera un effetto positivo e di fiducia dei mercati e degli investitori verso il nostro Paese. Dobbiamo stare attenti a non bruciare questo nome e portarlo con orgoglio sul palmo della mano perché un Paese che ha Draghi è invidiato dal resto del mondo".

In questo quadro di rinnovata fiducia c’è uno spettro: i licenziamenti.

"Io vedo la prospettiva meno peggiore rispetto alle previsioni e al sentiment di tanti. Dal mio osservatorio, la metalmeccanica e l’elettronica, vedo che il mercato sta crescendo. Abbiamo il problema inverso, soddisfare tutti gli ordini per la mancanza di materie prime che sta colpendo l’Italia e l’intera Ue. Il blocco dei licenziamenti è stato utile, ma è bene tornare a una normalità graduale".