Ora Putin ruba il grano agli ucraini. Allarme Onu: carestia mondiale

Zelensky denuncia furti sistematici dai depositi. Le Nazioni Unite: "A rischio fame milioni di persone"

È il grano, non il gas naturale l’arma segreta di Vladimir Putin. Lo dice la Banca Mondiale. Già visibili gli effetti in Africa e Asia. Fame per circa mezzo miliardo di persone, proteste, radicalismo islamico, recrudescenza terroristica, fughe di massa dei migranti verso l’Europa. Se ne accorge Ursula von der Leyen, l’ex ministro tedesco che Angela Merkel sbolognò a Bruxelles per farne il presidente della Commissione Europea. Ieri parlava al Forum Economico di Davos e ha detto quel che da giorni, anzi da settimane già si sapeva e cioè che "i russi stanno deliberatamente bombardando i depositi di grano in tutta l’Ucraina".

Guerra in Ucraina e blocco del grano, l'Africa contro Putin: colpa sua

I FURTI ORMAI SONO SISTEMATICI

Non solo bombe. I satelliti americani rivelano furti sistematici dai 1.200 super silos di acciaio nelle fertilissime regioni orientali: dal Donbass, da Kherson, Zaporizhzhia, da dove cioè prima di questa maledetta guerra provenivano un quinto della produzione mondiale di grano e un sesto del mais per allevamenti. L’Italia era al decimo posto fra gli acquirenti: frumento tenero, mais, oli grezzi di girasole. Rilevazioni satellitari e video dei droni sono stati mostrati ieri dalla Cnn. Si vedono colonne di camion russi con la famigerata Z sulle fiancate caricare il grano ucraino e prendere le strade verso sud. Verso la Cecenia, circa 1200 chilometri, o verso la più vicina Crimea.

LO ZAR FA ANCHE GLI SCONTI

Un altro video, girato dalla Maxar Technologies e passato sempre alla Cnn, rivela l’intensa attività nel porto di Sebastopoli, appunto nella Crimea annessa dalla Russia otto anni fa. I carichi di cereali vengono imbarcati su navi dirette poi – altre rilevazioni satellitari – verso i Paesi amici (della Russia) in Medio Oriente, America Latina e verso quelli che in barba alle sanzioni sono disposti a pagare qualsiasi prezzo pur di non rischiare rivolte sociali. Per esempio Egitto, Pakistan, Iran. Putin concede un 20 per cento di sconto rispetto ai prezzi di mercato. Prezzi che, come si sa, sono alle stelle: 400 dollari alla tonnellata per il grano. Non è solo questione di soldi.

I RIFORNIMENTI DI ARMI

È in gioco la gepolitica in un momento in cui la Nato con le sue forniture belliche è di fatto in guerra con la Russia. Ieri la Danimarca ha offerto all’Ucraina i missili Harpoon. Non a caso. Gli Harpoon sono missili terra-mare. Dovrebbero aiutare gli ucraini a infrangere il blocco navale che impedisce la partenza dei mercantili con le derrate agricole. Ha detto il presidente Zelensky in un messaggio live al Forum di Davos: la Russia ha bloccato tutti i nostri porti e le nostre navi con il grano, l’orzo, gli oli di girasole destinati all’Occidente. Soprattutto il porto di Odessa. In attesa di imbarco o già imbarcate sono 27 milioni di tonnellate di grano, un quarto della produzione annuale. Due o trecentomila tonnellate sono state avviate all’export attraverso la Romania. I treni scaricano nel porto di Costanza e da lì sulle navi.

L’ONU PARLA DI CATASTROFE

Si tratta di quantità trascurabili. "Ampiamente insufficienti" a scongiurare la catastrofe incombente, avverte l’Onu. Entro dieci settimane è "in arrivo una crisi alimentare senza precedenti". A rischio 400 milioni e passa di persone. Altri milioni si preparano a lasciare l’Africa. Quanti? Non si può dire, ma se si considera che il numero dei profughi nel mondo ha superato per la prima volta i cento milioni, la dimensione del fenomeno diventa terrificante. Insostenibile, per un’Europa prossima al collasso a causa di un’immigrazione illegale incontrollata. L’APERTURA

DI MOSCA

La notizia è arrivata nella tarda serata di ieri: la Russia aprirà un "corridoio umanitario" dalle otto di questa mattina per consentire alle navi straniere di lasciare il porto di Mariupol. Il corridoio in direzione del Mar Nero sarà lungo 115 miglia e largo 2, ha spiegato il capo del Centro di controllo della Difesa russa, Mikhail Mizintsev. Inoltre, ha aggiunto, "70 navi di 16 Paesi restano bloccate in sei porti: Kherson, Mykolaiv, Chornomorsk, Ochakiv, Odessa e Yuzhne". (cesaredecarlo@cs.com)