ELENA G. POLIDORI
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Ora Grillo media (a modo suo). "Sospendo il voto sul direttivo"

Il garante M5s nomina un comitato di sette big per riscrivere le regole. Ci sono Di Maio e Fico, ieri a casa del guru

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di Elena G. Polidori

La giornata era cominciata male, con Luigi Di Maio, dopo la visita a casa Conte, che aveva chiamato Beppe Grillo cercando di stemperare l’ira del fondatore e ricevendo questa risposta: "Decidi da che parte stare – è l’avviso al ministro degli Esteri – e ricordati che, con me, hai un futuro da leader, se stai dall’altra parte, c’è Conte e puoi fare solo il gregario…". Poi, a sera, il contrordine: Grillo apre a una mediazione. Su richiesta dei gruppi parlamentari, il fondatore ha sospeso il countdown verso il voto per il nuovo organismo direttivo e ha nominato sette persone che dovranno modificare lo statuto "in linea con i principi e i valori della nostra comunità". A pesare, nella decisione del guru, il pressing dello stesso Di Maio e di Roberto Fico, che sono stati ieri sera a casa di Grillo a Marina di Bibbona e, di certo, hanno cenato anche assieme, dopo aver mandato le scorte a comprare il cibo d’asporto in un ristorante.

I "magnifici sette" saranno Vito Crimi, i capigruppo della Camera, Davide Crippa, e del Senato, Ettore Licheri, il capogruppo in Parlamento europeo, Tiziana Beghin, Stefano Patuanelli (come rappresentante dei ministri), Fico e Di Maio. Non si fa menzione di Giuseppe Conte, né del suo lavoro sullo Statuto, ma, anche se il fondatore impone "tempi brevissimi" per arrivare alla sintesi, è di tutta evidenza che questo è l’unico modo per tenere insieme il gruppo stellato degli eletti in Parlamento. Evitando fughe che, secondo i sondaggi, finirebbero per seppellire il Movimento delle origini.

Ieri, infatti, sul tavolo del ministro degli Esteri, sono arrivati dati che avevano già fatto sobbalzare i maggiorenti 5 Stelle. In caso di scissione, il futuribile partito di Conte (sondaggio di Fabrizio Masia) potrebbe raccogliere tra il 10 e il 15%, il M5s originario capitanato da Grillo solo il 5-7%, con il Pd addirittura sotto il 15%. E chi, poi, in queste ore, va dicendo in giro che "per fare un partito ci vogliono i soldi, e Conte non li ha", dovrebbe rifare i conti. Una scissione con 150 parlamentari che si spostano, sono altrettanti denari, destinati ai gruppi parlamentari, che si spostano a loro volta. Ogni gruppo, infatti, riceve circa 45mila euro ad eletto l’anno. E se tutti coloro che si dicono pronti a seguire Conte in una nuova formazione dovessero farlo davvero (sicuro alla Camera, meno al Senato, dove si va a caccia di un simbolo a cui appoggiarsi), il partito dell’ex premier potrebbe partire da una cifra robusta: 6 milioni e 750mila. Soldi che, altrimenti, resterebbero nell’agibilità di Grillo. Questa ‘corda’ economica pare che sia stata ascoltata più di altre dall’elevato, quando i mediatori in campo glel’hanno fatta notare.

L’idea di verdersi scippare non solo la sua creatura politica, ma anche il suo ‘tesoretto’ pare avere infastidito Grillo più di quanto si immaginasse. Contro di lui ieri si è schierata l’ex ministra Trenta: "È una grande farsa, vuole persone al comando che facciano quello che gli venga detto e Conte ha rifiutato". L’ex premier è partito per un fine settimana di vacanza. Ma con il telefono sempre carico.