Sabato 20 Aprile 2024

Ora gli onorevoli non sono più "disonorevoli"

Gabriele

Cané

Ci fu un tempo in cui essere Onorevole era effettivamente onorevole. Un punto d’arrivo nella élite della politica, della società. Un’eccellenza, termine che non a caso veniva spesso usato per deputati e senatori. Poi è venuto il tempo del discredito. Che il Palazzo si è cercato, ovvio, senza badare a spese (nostre) e che le Procure hanno alimentato: le "mani pulite" erano quelle della magistratura (che pulpito!) e dei partiti "puliti" per definizione; gli altri erano sporchi. Così, il connotato di alcuni, magari di parecchi, si è trasformato di fatto in un marchio per tutti. O quasi. Su queste basi, allargando a macchia d’olio la ripulsa per l’universo della politica, hanno seminato e mietuto (voti) Grillo e i 5Stelle. Il loro pensiero era (?) profondo e articolato: nella vita pubblica sono tutti ladri, tutti corrotti, tutti incapaci, tutti da galera. Un sentimento diffuso, certo, alimentato giorno dopo giorno dal cattivo esempio di tanti eletti, e dalla generalizzazione dei pentastellati. E non solo. Adesso, contrordine. Di Maio si pente del giustizialismo forcaiolo ("Mai più gogna, chiedo scusa"), e Conte appare elastico sul numero dei mandati parlamentari, fino a riabilitare persino la parola Onorevole che, bontà sua, non è "disonorevole". Non è cioè il suo contrario. Evviva. Ma che dire di questa mutazione genetica? Che è positiva, certo, perché ogni riflessione intelligente è più gradita di una stupidaggine. Bisogna anche chiedersi e chiedergli, però, se e come si possa innescare la retromarcia nella testa della gente per ricreare un clima minimo di fiducia che aiuti le istituzioni a essere migliori, visto che chi le abita non arriva da Marte, ma lo abbiamo eletto noi. Bisognerà che i nostri eroi diano seguito e contenuto a queste abiure volanti. Per adesso accontentiamoci della riabilitazione degli Onorevoli. Sperando che loro facciano il possibile per farsi riabilitare.