Giovedì 18 Aprile 2024

Ora di Zelensky non ride più nessuno

Gabriele

Canè

Zelensky non molla e non scappa. I russi lo vogliono ammazzare, lo danno per disperso, e lui ogni giorno riappare, occupa i social, passa ore al telefono con i grandi della Terra. Convince. Di questi tempi e in questa guerra non è secondario. Il suo popolo lo segue con lo stesso coraggio con cui lo ha scelto. L’Occidente avrebbe forse (cinicamente) preferito un re travicello che consegnava le chiavi di casa: l’incidente si chiudeva lì, affogato in fiumi di indignazione. Non è successo, e nessuno gli volta le spalle. Quando mai la disarmata Europa ha fornito a un Paese terzo armi in modo ufficiale? Anche perché lui non manca di richiamarci quotidianamente ai nostri doveri. "Ci uccidono lentamente, dateci aerei per difenderci". "Ho parlato con Draghi dell’adesione alla Ue". Lo zar vuole tutto, lui non molla nulla.

Intendiamoci, la vicenda Ucraina è troppo globale per ridurla a un confronto tra due persone, ma è indubbio che le personalità dei primi attori non sono estranee alla dinamica degli avvenimenti. Di Putin si è detto: finché le diplomazie non lo rinchiuderanno in una camicia di ragionevolezza, può succedere di tutto. E Zelensky? In divisa militare si è dimostrato un generale. Prima o poi, però, speriamo possa rimettersi la giacca e la feluca del diplomatico per sedersi a un tavolo. A negoziare. L’impressione è che possa cavarsela anche in quella sede, perché governare richiede esperienza e conoscenza dei dossier, ma la politica è talento. Che Zelensky ha. All’Occidente il compito di aiutarlo ad arrivare a quel tavolo. Impedendo ai cacciatori di Putin di tagliare la testa a lui e al suo popolo.