"Ora basta, noi anziani vittime due volte". De Rita: autosegregarci? Spieghino perché

Il sociologo 88enne denuncia il caos comunicativo. "Imperversano i virologi e lo Stato non chiarisce. Ma tutti i malati hanno gli stessi diritti"

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"Le dispiace se ci sentiamo dopo? Ora sto andando a messa". La domenica pomeriggio di Giuseppe De Rita, 88 anni vissuti con dinamico giudizio, prevede vita sobria ma orari forse incompatibili con le ipotesi più restrittive allo studio del governo. Il fondatore ed ex presidente del Censis è l’uomo giusto per penetrare il dibattito intergenerazionale innescato dalla pandemia.

Professore, che effetto produce questo faro speciale acceso sugli anziani?

"Confusione. Solo altra confusione che moltiplica l’incertezza. Gli anziani ne sono vittime due volte, perché nella società tradizionale erano custodi della saggezza popolare: ora che la saggezza si è persa, ascoltano – stupiti – una Babele di voci incontrollate, accusando anche la perdita di ruolo".

"Non indispensabili allo sforzo produttivo", ha scritto il presidente della Liguria Giovanni Toti – salvo retromarcia. Gli over 70 fanno paura?

"Credo e spero di no. La mia esperienza personale e quella dei miei amici racconta tutta un’altra dimensione impastata di grande coesione intergenerazionale. Nessun nipote ci vede come monopolizzatori di terapie intensive, nessun nonno pensa di vantare diritti speciali per aver lavorato una vita fino alla pensione".

Eppure la senatrice Udc Paola Binetti paventa rischi di "eutanasia sociale".

"Rischi che non vedo. La nostra Costituzione ci mette al riparo da ogni decadenza di valori. Di fronte al Covid esistono solo pazienti con pari diritti. Mi creda: noi italiani siamo migliori di come ci dipingiamo".

Secondo il professor Remuzzi, per convincere gli over 70 a proteggersi con più attenzione dal virus, basterebbe adombrare che "in rianimazione, uno su due morirà". Parole troppo pesanti?

"La qualità della fonte è notevole, ma questo messaggio difetta di argomentazioni e spiegazioni. Gli anziani dovrebbero stare a casa per non essere contagiati? Per non contagiare gli altri? O dovrebbero autosegregarsi da figli e nipoti e fino a quando? Una comunicazione così avara di motivazioni scientifiche non spaventa, aumenta solo la confusione. “Retrobottega della farmacia“, si diceva nei paesi".

Insomma, lei non teme la caccia al nonno ai giardinetti?

"In questo momento tutta la società italiana soffre di disorientamento, ma i vecchi non hanno paura. Quella c’è stata a marzo-aprile. Ora è stata elaborata. Chi ha patologie gravi sa di poter morire e lo accetta, senza drammatizzare il ruolo del Covid".

Quindi gli over 70 non sono impauriti?

"No, siamo solo bersaglio di scenari restrittivi che mi auguro non prevedano automatismi. Ogni contesto familiare ha i suoi equilibri. C’è l’anziano da assistere e quello che aiuta in casa. Per carità, poi ubbidiremo. Ma qualsiasi misura sarebbe molto più efficace se illustrata scientificamente. Persino i tamponi hanno spesso dato esiti ’ballerini’, eppure il problema non si discute. In compenso i virologi imperversano e lo Stato appare sempre un passo indietro. Io, nelle sedi opportune, avevo avvisato: parli l’Istat con una sola voce. Perché la statistica è una scienza, dare ogni giorno numeri non significa fare informazione. Così siamo precipitati nel caos comunicativo attuale. Un problema collettivo. Altro che noi anziani".

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