Open Day, allarme AstraZeneca Ora il Cts rivede le fasce d’età

Oggi il vertice dopo i due casi di trombosi che si sono verificati tra i giovani: ok agli over 60, no agli under 40

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di Giovanni Panettiere

 

Il vaccino AstraZeneca torna sotto i riflettori del dibattito scientifico, con la possibilità concreta che possa essere rivista la fascia di somministrazione. Le nuove valutazioni del Comitato tecnico scientifico potrebbero portare a dei limiti di non fattibilità sotto i 30 o i 40 anni dagli attuali 60, come ha spiegato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. Stavolta a offrire il casus belli su AstraZeneca è la somministrazione del siero (insieme a quello monodose Johnson&Johnson) in occasione degli Open day vaccinali per giovani e giovanissimi, organizzati con successo da varie Regioni in queste ultime settimane. Una scelta, quella degli enti locali di preferire le due profilassi a vettore virale, che muove in controtendenza rispetto alle indicazioni (attuali) del ministero della Salute, contenute in due circolari: la prima dello scorso 7 aprile (relativa ad AstraZeneca), la seconda del 21 aprile (in tema Johnson&Johnson). Ciascuno dei vaccini, specifica negli atti il dicastero dopo aver sentito il parere dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), va "preferenzialmente somministrato a persone di età superiore ai 60 anni", considerato il rischio bassissimo (anche se non da escludere) di eventi trombotici nelle fasce d’età più giovani.

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Effetti collaterali gravi come quello occorso a una 18enne, residente a Sestri Levante, nel Genovese, ricoverata in Rianimazione al Policlinico San Martino di Genova a causa di una trombosi al seno cavernoso dopo essersi vaccinata il 25 maggio partecipando all’Open day con AstraZeneca. La giovane, sottoposta a un intervento di neurochirurgia, resta grave, anche se stabile. Nel frattempo al San Martino è stata ricoverata anche una seconda donna, savonese, di 34 anni, anche lei vaccinata col siero anglo-svedese (il 27 maggio). Per lei si è resa necessaria una fibrinolisi di alcuni trombi presenti nella parte venosa del circolo epatico. Attualmente si trova in terapia Intensiva, ma respira spontaneamente.

È in tale contesto che si è fatto sentire, in materia di vaccini da somministrare ai ragazzi, il Comitato tecnico scientifico per bocca del suo coordinatore, il professor Franco Locatelli. "Vi è in queste ore un’attenzione suprema per cogliere tutti i segnali che possono allertare su eventuali effetti collaterali che portino a considerare dei cambiamenti di indicazione – spiega il vertice del Consiglio superiore di sanità –. Il vaccino di AstraZeneca è già preferenzialmente raccomandato per i soggetti sopra i 60 anni di età, perché il rapporto tra i benefici derivanti dalla vaccinazione ed eventuali rischi diventa incrementale con l’età e particolarmente favorevole sopra questa soglia". Per Locatelli quanto accaduto alla sfortunata ragazza di Genova "pone un’ulteriore riflessione, anche alla luce del mutato contesto epidemiologico, in quanto la riduzione dei casi che abbiamo nel Paese rende anche più cogente tale riflessione". Prioprio in giornata si riunirà il Cts: nelle prossime ore dovrebbe arrivare un nuovo pronunciamento ufficiale sull’impiego di AstraZeneca per fasce d’età, con un particolare riguardo per i ragazzi.

Chi parla chiaramente dell’opportunità (anche strategica) di inoculare nei giovani profilassi diverse da quella anglo-svedese, è, invece, il virologo Massimo Clementi del San Raffaele di Milano: "Il rischio del vaccino anti-Covid di AstraZeneca per le donne sotto i 50 anni è infinitesimale e lo resta anche adesso – rassicura il docente dell’Università Vita-Salute –. Tuttavia, da un punto di vista prettamente operativo e pragmatico, se si vuole un successo della vaccinazione fra i giovani usiamo un prodotto diverso, adesso che i vaccini ci sono in quantità adeguate. Così nessuno parla più". In ballo c’è il ritorno in sicurezza tra i banchi degli studenti una volta esaurite le vacanza estive. "La vaccinazione dei giovani – puntualizza Clementi – è importante per spezzare la circolazione del virus. Ma facciamola con altri vaccini e non con AstraZeneca, se ne abbiamo a sufficienza, come pare". Intanto, nel pieno del dibattito sugli Open day, le Regioni vanno in ordine sparso. Fra chi conferma gli appuntamenti e chi li cancella in tutta fretta.