Ondata di caldo gobale, il Canada brucia. "Arriva El Niño: sarà ancora peggio"

Il climatologo Pasini: “Potremmo battere il record della temperatura media globale già quest’anno”

La provincia dell’Alberta in Canada brucia: il governo ha dichiarato lo stato di emergenza a causa di una ondata caldo e siccità che ha innescato 109 incendi che hanno distrutto 122 mila ettari di foreste e obbligato a evacuare 25mila persone. È un altro fenomeno estremo favorito dal cambiamento climatico, come le ondate di calore, le alluvioni e le siccità registrate negli ultimi mesi. Ne abbiamo parlato con il climatologo del Cnr Antonello Pasini.

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Quello che vediamo in Canada, come a suo tempo in Siberia e in altre regioni ad alte latitudini, è compatibile con uno scenario di cambiamento climatico?

"Pienamente. Sempre di più le ondate di calore rese più frequenti dal cambiamento climatico si spostano a nord, creano siccità e quindi le condizioni affinché gli incendi siano più estesi e spesso vadano fuori controllo. Queste regioni settentrionali che erano quasi esenti da fenomeni di tale ampiezza, ne vengono sempre più interessate. Il vertice polare, a causa del riscaldamento dell’atmosfera, è meno forte e così le masse di aria calda possono salire sin lì. Ma il fenomeno è globale. Le altre forti ondate di calore che vediamo in queste settimane, ad esempio prima in Spagna e Portogallo e oggi in Vietnam, ne sono una altra manifestazione".

Quali sono gli effetti di incendi simili a quelli che devastano il Canada?

"Effetti locali di distruzione della biodiversità e globali di liberazione della Co2, il principale gas serra, contenuta nelle foreste. E poi le polveri causate dagli incendi vanno spesso a depositarsi sui ghiacci dell’Artico, scurendoli e rendendo più probabile la loro fusione. Faccio presente che anche quest’anno il livello di copertura dei ghiacci marini artici è su livelli bassi e il trend è di forte diminuzione, in 40 anni nell’Artico abbiamo perso più di tre milioni di chilometri quadrati di ghiacci: come dire 10 volte l’Italia".

Il Wmo ha avvertito del ritorno, tra l’estate e l’inizio dell’autunno, della corrente calda del Pacifico chiamata El Nino: dobbiamo attenderci riscaldamenti record?

"Temo proprio di si. Se si riscalda una grande parte del Pacifico ci sono effetti rilevanti sia in Sudamerica che in Centroamerica, Australia e parte dell’Asia ma l’effetto è anche a livello globale. Il trend climatico dovuto alle emissioni antropiche è in continua salita e a questo si aggiungerà El Nino, e da luglio-settembre in poi le temperature cresceranno più delle media di questi anni: non dico che batteremo il record della temperatura media globale già quest’anno, ma il prossimo sarà probabilmente l’anno più caldo".

Le conferme del riscaldamento climatico sono sempre più forti, ma la risposta della politica lascia invece molto, molto a desiderare. Che fare?

"La politica guarda al consenso a breve termine. Ma per affrontare il cambiamento climatico deve ascoltare di più la scienza. È per questo che noi ricercatori del comitato ‘La scienza al voto’ abbiamo convinto tutti i partiti a firmare un accordo trasversale perché in questa legislatura si crei un consiglio scientifico clima-ambiente che possa essere di consulenza per il Governo e il Parlamento per suggerire le cose che andranno fatte. Abbiamo anche scritto con l’ausilio di autorevoli giuristi una proposta di legge che verrà discussa in Parlamento. Speriamo di farcela".