ROMA
Temperatura alta in corsia. La pressione sugli ospedali cresce ancora di un punto percentuale: la rilevazione di ieri stilata da Agenas dava il 16% di occupazione delle terapie intensive (+1%) e il 22% in area non critica (+1%, con una crescita dell’1% al giorno dal 2 gennaio). E dal territorio medici e infermieri chiedono aiuto.
"Siamo di fronte ad un disastro organizzativo a tutti i livelli. Europeo, nazionale e regionale. Due anni di pandemia – attacca Piero Dattolo, presidente dell’Ordine dei medici di Firenze – non ci hanno insegnato niente e ci ritroviamo in un momento di difficoltà enormi, ancor maggiori se possibile di quelle del passato. Le assunzioni sono state poche. L’obbligo vaccinale è stato imposto tardi. La medicina del territorio è abbandonata" . "Basta andare negli ospedali – dice – per capire la gravità della situazione: reparti pieni, pronto soccorso al limite della capienza. Il tutto complicato e aggravato dai contagi dei medici e degli infermieri che riducono ancora di più il personale. La medicina del territorio è abbandonata, i medici di famiglia disperati. E quindi i cittadini, che non sanno cosa fare, vanno al pronto soccorso. Che è in difficoltà grave".
"Registriamo allarme da Nord a Sud" – conferma la Simeu (Società italiana della medicina di emergenza) – il Covid torna a mettere a dura prova i servizi sanitari e i medici dell’emergenza-urgenza, già si rilevano situazioni particolarmente sotto stress". "C’è, tra i colleghi, una forte preoccupazione per il picco atteso verso la metà del mese – conferma Filippo Anelli, presidente nazionale dell’Ordine dei medici -. In molte zone d’Italia gli ospedali sono già in sofferenza e gli Ordini lanciano l’allarme: succede a Napoli, Palermo, Firenze, in Liguria, in Lombardia". "Né all’indomani del primo lockdown, né nel corso della seconda e terza ondata – attacca Bruno Zuccarelli, presidente dell’Ordine dei medici di Napoli – la nostra situazione è stata tanto grave, e ora rischiamo di perderne il controllo. Il dilagare della variante Omicron ha messo in ginocchio ospedali, ambulatori e rete dell’emergenza".
Il problema è dato dagli interventi realizzati per potenziare gli ospedali e assumere stabilmente personale sono stati limitati. Secondo la Corte dei Conti, dei 3.591 posti letto di terapia intensiva finanziati dal governo Conte nel maggio 2020, a metà 2021 ne erano stati realizzati solo 992, il 25,4%. Molte Regioni hanno ritenuto che i posti letto fossero sufficienti. Resta irrisolto il problema della copertura dei posti vacanti di medici e infermieri. Secondo la Bocconi mancano 100mila infermieri, secondo la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) da 80 a 101 mila. nel frattempo in un mese sono aumentati del 210% gli operatori sanitari contagiati, il che apre voragini nei reparti. Quanto ai medici che mancano, sono almeno 6.200 secondo uno studio del’Anaao, e saliranno a 10.173 mila nel 2023. "Solo nel settore dell’emergenza – osserva Anna Maria Ferrari, presidente dell’Ordine dei medici di Reggio Emilia e direttore dell’emergenza del locale ospedale – in Italia servono almeno 4mila medici". La coperta è corta e rappezzata con contratti a termine.
Secondo la Corte dei Conti i medici reclutati per l’emergenza Covid sono 21.414 (appena 1.350 dei quali a tempo indeterminato) e gli infermieri 31.330 (dei quali solo 8.757 a tempo indeterminato). Adesso la legge di bilancio prevede all’articolo 92 la possibilità di assumere 47.994 professionisti sanitari di cui 8.438 medici, 22.505 infermieri e 17.040 operatori sanitari e altro personale sanitario. Ma si tratta solo di stabilizzaione di personale che ha maturato già 18 mesi di servizio, non di assunzioni che potenzino le piante organiche.
Alessandro Farruggia