Mercoledì 24 Aprile 2024

Omicron, già 40% di infetti "Così cambierà la curva"

Gli esperti suggeriscono test sierologici per calibrare nuove misure "Il virus si appresta a diventare endemico, la sorveglianza va modificata"

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di Giovanni Rossi

Secondo gli esperti, il 40% degli italiani è già entrato in contatto con Omicron. E per monitorare la situazione, due sono le priorità: nuove indagini sierologiche e la costituzione di un campione statistico di sorveglianza. Le indagini sierologiche proietterebbero stime aggiornate sulla popolazione asintomatica: a suggerirlo è Giuseppe Arbia, ordinario di statistica economica all’Università Cattolica del Sacro Cuore Roma. Il campione statistico di sorveglianza consentirebbe invece "di monitorare sia la prevalenza sia l’immunità nei vari strati della popolazione generale e non soltanto in quelli rilevati dal sistema sanitario", afferma Clelia Di Serio, ordinario di statistica medica all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano e direttrice del Centro universitario di statistica per le scienze biomediche (Cussb).

L’eccezionale trasmissibilità della variante Omicron sta traghettando l’Italia verso una fase endemica, caratterizzata da una circolazione stabile del virus nella popolazione, con numero di casi uniforme e distribuito nel tempo. Impossibile, quindi, abbassare la guardia. Sarà anzi fondamentale monitorare la situazione con studi multiscopo che comprendano anche indagini sierologiche per rilevare l’andamento della diffusione del virus. "L’alta trasmissibilità di Omicron fa stimare che quasi un italiano su due si sia infettato – continua Di Serio –. Ci aspettiamo una ’prevalenza reale’ circa al 40%. Il che induce cauto ottimismo, perché Omicron è meno patogenica e la sua diffusione porta a un beneficio in termini di rinforzo dell’immunità generale". Per questo, secondo la direttrice del Cussb, "l’aspetto più importante per capire la situazione sarebbe la costituzione di un campione di sorveglianza da seguire per sei mesi".

Anche secondo il professor Arbia va organizzata un’indagine multiscopo, "che rilevi periodicamente il numero di sintomatici e asintomatici" e "che includa risultati sul sequenziamento per stimare l’incidenza delle diverse varianti". Lo strumento operativo? Il controllo nel tempo di "una coorte di persone infettate" dal virus "per valutare gli effetti di Covid-19 sulla vita delle persone e per sostenere le scelte di governo". L’Istat – con ministero della Salute e Croce Rossa – nel 2020 mise in campo un tentativo apprezzabile di indagine sierologica nazionale, poi parzialmente fallito per le mancate risposte del campione. Ma, secondo Arbia, è il caso di riprovarci con convinzione: perché nel nuovo scenario non servono certo "meno dati", ma "più dati" e soprattutto "più dettagliati".