"Omicron è come un'influenza". Ora lo dicono anche i numeri: eccoli

L’Ispi: grazie ai vaccini la letalità tra gli over 65 scende allo 0,27% contro lo 0,61% dei virus stagionali

Per i vaccinati (o i guariti), almeno per loro, Omicron è quasi come un’influenza. Per questo la via della Spagna, che sta pensando di trattare il Covid come un male di stagione, riducendo in modo drastico l’uso dei tamponi ed evitando qualsiasi tipo di lockdown, potrebbe essere percorribile, anche se ci sono diversi punti interrogativi di cui tenere conto.

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Ma quanto è letale il Coronavirus rispetto all’influenza? I dati, calcolati da Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi, cambiano molto a seconda dell’età. Partiamo dagli over 65, che rappresentano il 25% della nostra popolazione: per i non vaccinati (e che non hanno mai contratto in precedenza il virus) la letalità della variante Delta è del 5,4%, mentre per Omicron è dell’1,9%. In pratica significa che si registra un decesso ogni diciotto infettati dal primo ceppo, mentre ce n’è uno ogni 62 casi per il secondo. "È un numero molto grande, che mostra quanto grave sia la malattia sviluppata a seguito dell’infezione per le persone più anziane. Ed è un numero enorme – spiega Villa – se lo confrontiamo con la letalità che, sempre per questa classe d’età, possiamo associare alla classica influenza stagionale negli ultimi anni, che tra gli over 65 è stimabile nello 0,55% dei contagiati. Un livello dunque ben dieci volte inferiore a quello di Covid-19 per quanto riguarda Delta" e tre volte inferiore per Omicron.

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La musica cambia radicalmente per chi ha deciso di proteggersi contro il virus. I vaccini, infatti, riducono la letalità di Covid-19 a livelli persino inferiori a quelli dell’influenza: 0,54% per Delta e addirittura 0,27% per Omicron, contro lo 0,61% (o 0,3% per chi si è protetto con l’apposito siero) dei cosiddetti mali di stagione.

Numeri confermati anche da diversi altri scienziati. "Il Covid per le persone pienamente vaccinate ha una letalità ormai simile, se non inferiore, a quella dell’influenza, mentre il costante panico mediatico e la continua minaccia di nuove restrizioni, peraltro in una situazione in cui abbiamo un sesto dei morti e un quarto dei ricoverati in terapia intensiva rispetto allo scorso anno di questi tempi, sta facendo danni enormi sia a livello socio-economico che psicologico", attacca il virologo Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta.

"Bisogna intendersi – fa notare l’epidemiologo Pier Luigi Lopalco – sul significato di influenza. È una malattia seria, ma ogni anno noi non chiudiamo le scuole o mettiamo in lockdown il Paese per l’influenza . Dobbiamo cominciare a pensare al Covid come a un’ondata di una malattia respiratoria, che tra i vaccinati si manifesta con un livello di gravità molto basso".

Anche se c’è un dato, evidenziato dallo stesso Villa, che dovrebbe farci riflettere: la letalità associata a Covid-19 tra tutte le persone vaccinate (o guarite) rimane a livelli circa doppi rispetto all’influenza. "Anche se ridottasi di almeno dieci volte grazie alle vaccinazioni, la letalità di Covid-19 – conclude Villa nel suo intervento sul sito dell’Ispi – rimarrebbe comunque più alta rispetto a quella dell’influenza. E così accadrebbe per ospedalizzazioni e ricoveri. Segno che una nuova normalità con i vaccini è certamente più vicina, ma che la stagione dei dolorosi compromessi non è ancora terminata".