Venerdì 19 Aprile 2024

Covid, Andreoni: "Omicron 5 non è un’influenza. Al bar torni la mascherina"

L'infettivologo raccomanda prudenza

L'infettivologo Massimo Andreoni

L'infettivologo Massimo Andreoni

"Omicron 5 non è poco più che un’influenza, come si ostinano a raccontare certi colleghi. L’effetto di questa narrazione è che adesso stiamo assistendo a un incremento dei dati epidemiologici e a una sottovalutazione diffusa della portata e degli effetti dell’infezione". Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (SIMIT), nonché professore ordinario di Malattie infettive all’Università di Roma Tor Vergata, raccomanda la massima prudenza davanti al Covid che sceglie l’inzio dell’estate per rialzare la testa.

Quale è il dato che desta maggiore allarme?

"Senz’altro quello relativo all’ncremento delle occupazioni dei posti letto in ospedale. Nonostante la forte contagiosità della variante Omicron, da mesi non eravamo più abituati a un innalzamento dei ricoveri".

Significa che la sub variante Omicron 5 non è solo più pervasiva, ma anche più pericolosa?

"In prima battuta si potrebbe rispondere che, aumentando gli infetti, va da sé la crescita dei ricoveri. Tuttavia, se è nota l’alta contagiosità della subvariante, si sta anche dimostrando una qualche sua capacità, maggiore rispetto ad altri ceppi, nell’aggirare l’immunità data dal vaccino così come quella conseguente alla guarigione dalla malattia".

È tempo di tornare alle mascherine al chiuso, in ufficio come al bar?

"Dal punto di vista epidemiologico direi di sì. Purtroppo, quando si è deciso di togliere tutte le restrizioni o quasi, non c’erano garanzie solide per procedere in tal senso. Detto questo, so bene che cosa comporti una marcia indietro: creerebbe solo confusione fra i cittadini, come accadde per i vaccini".

Al netto delle decisioni politiche, restano, però, i consigli dell’infettivologo che ogni giorno in reparto cura i malati di Covid.

"Oltre alle mascherine al chiuso, il mio invito ai fragili è quello di effettuare il prima possibile la quarta dose. Ai malati, invece, suggerisco d’iniziare sin da subito le terapie con gli antivirali e monoclonali che al momento sono poco usati. Questi farmaci vanno somministrati entro quattro giorni dalla comparsa dei sintomi, ma è chiaro che, prima si assumono, e più sono efficaci".