Sabato 20 Aprile 2024

Omicidio Vannini, carabiniere indagato per favoreggiamento e falsa testimonianza

Il luogotenente Roberto Izzo, secondo la ricostruzione di un commerciante suo amico, saputo che a sparare non sarebbe stato Antonio Ciontoli, ma il figlio Federico, gli avrebbe consigliato di coprire il ragazzo. Il militare smentisce

Marco Vannini, ucciso a 20 anni a Ladispoli (Ansa)

Marco Vannini, ucciso a 20 anni a Ladispoli (Ansa)

Roma, 19 giugno 2019 - Un carabiniere indagato nel nuovo filone sull'omicidio di Marco Vannini, il 20enne morto a Ladispoli il 17 maggio 2015 dopo essere stato raggiunto da un colpo di pistola. Si tratta di Roberto Izzo, luogotenente dei carabinieri: è indagato con le accuse di favoreggiamento e falsa testimonianza dai pm di Civitavecchia.

L'iscrizione di Izzo - ex comandante della Stazione dei carabinieri di Ladispoli, ex sottufficiale della Marina e ex 007 - sul registro degli indagati è stata fatta alla luce delle dichiarazioni di Davide Vannicola, un commerciante amico del militare. Il luogotenente Izzo, secondo quanto raccontato da Vannicola, avrebbe rivelato di aver saputo che a sparare a Marco non sarebbe stato Antonio Ciontoli, ma il figlio Federico. Sempre il commerciante ha aggiunto che Izzo gli avrebbe riferito di aver consigliato ad Antonio Ciontoli di prendersi la responsabilità per coprire il figlio. Una ricostruzione, questa, che è ora al vaglio della procura di Civitavecchia. Al momento del ferimento di Marco Vannini, risultato poi fatale anche perché i soccorsi furono attivati con ritardo, era presente in casa tutta la famiglia Ciontoli e la fidanzata di Federico.

Il teste Vannicola, prima di parlare ai pm, aveva riferito questa sua versione in tv a Le Iene. Ma ora la sua ricostruzione è smentita da Izzo. Gli inquirenti avrebbero sentito anche altri testimoni per vagliare approfonditamente la versione di Vannicola.

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Il processo di appello si è chiuso il 29 gennaio scorso tra le polemiche dopo la riduzione della pena (da 14 anni per omicidio volontario ai 5 anni per omicidio colposo per assenza dell'aggravante della "colpa cosciente") riconosciuta ad Antonio Ciontoli, maresciallo della Marina e padre di Martina, fidanzata dalla vittima.  La ragazza, il fratello Federico e la mamma Maria Pezzillo sono stati condannati a 3 anni in entrambi i gradi di giudizio, anche loro per omicidio colposo. Ad aprile Antonio Ciontoli ha fatto ricorso contro la sentenza d'appello.

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