Omicidio Saman un anno dopo. I genitori restano ancora latitanti

La 18enne sparita nel Reggiano: madre e padre in Pakistan. Senza risposte la richiesta italiana di estradizione

Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa un anno fa a Novellara

Saman Abbas, la giovane pakistana scomparsa un anno fa a Novellara

Un anno dopo, il tempo si è fermato a quell’attimo. Le lancette segnavano mezzanotte e 11 minuti del primo maggio 2021: "Shabbar Abbas e Nazia Shaheen rientrano in casa, mentre la loro figlia Saman non è più nella visuale delle telecamere", si annota nella ricostruzione investigativa. Da allora sono diventati tutti e tre fantasmi: ancora oggi sono introvabili e inafferrabili, nonostante gli sforzi degli inquirenti. Nel frattempo Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara, in provincia di Reggio Emilia, è diventata un simbolo: avrebbe pagato con la vita il suo slancio verso la libertà.

I genitori Shabbar e Nazia, volati in Pakistan poche ore dopo, sono tra i cinque parenti sospettati di averla ammazzata. Il 45enne e la moglie 48enne sono tuttora latitanti: l’estradizione richiesta dall’Italia non si è ancora realizzata, nonostante le rassicurazioni della diplomazia. Secondo la procura reggiana, Saman sarebbe stata uccisa e fatta sparire dai familiari: lei, insofferente alla tradizione islamica, si era opposta a un matrimonio combinato nel suo Paese con un cugino. Per un’intera estate i carabinieri hanno sudato sotto le serre dei cocomeri dell’azienda agricola dove lavorava la sua famiglia, sondando il terreno con le più moderne tecnologie e il fiuto dei cani molecolari. E setacciando canali, pozzi, casolari abbandonati.

Una pista portava al Po: il fratello minore della giovane, il supertestimone, aveva riferito di aver sentito un cugino di proporre di farla a pezzi e portarla verso Guastalla, al fiume. Un osso era stato trovato a Boretto, vicino al Po, ma le analisi hanno smentito che fosse di Saman. Altri resti sono stati trovati dentro un sacco nella campagna di Maranello: si sta verificando, ma sembrano tentativi per non lasciare nulla d’intentato. Per la procuratrice reggente di Reggio, Isabella Chiesi, non c’erano dubbi già un mese dopo la sparizione: "Per noi è morta. Non ci sono speranze di un esito positivo". Il tempo trascorso sembra darle ragione. Salvo svolte che a oggi sembrano improbabili, come un sequestro di persona. Ma la domanda resta: dov’è Saman? Il pm titolare Laura Galli ha chiesto il rinvio a giudizio, per omicidio volontario e soppressione di cadavere, per 5 parenti: a breve l’udienza preliminare.

Oltre ai genitori, c’è lo zio Danish Hasnain, 34enne catturato in settembre a Parigi: secondo il supertestimone, cioè il fratello minore della scomparsa, quella notte la coppia avrebbe consegnato Saman a lui, che poi l’avrebbe strangolata. Poi ci sono i cugini, il 29enne Ikram Ijaz e il 34enne Nomanulhaq Nomanulhaq, il primo fermato a Nîmes, in Francia, nel maggio scorso e l’altro in febbraio a Barcellona: insieme allo zio, erano stati immortalati con pale, piede di porco e un sacco mentre si aggiravano in modo sospetto dietro la casa, alle 19 del 29 aprile, il giorno prima della scomparsa. Nel settembre scorso i genitori di Saman sarebbero stati avvistati nelle campagne vicino a Charanwala, Pakistan, dove si trova anche la loro casa. Alcuni testimoni avrebbero confermato di aver visto Shabbar aggirarsi tra i campi di proprietà e le case, quasi sempre di notte.

In febbraio Jauhar Saleem, ambasciatore del Pakistan in Italia, aveva fatto sapere che la richiesta di estradizione dei genitori "è stata approvata in linea di principio e le procedure da parte nostra sono in via di completamento". Non è chiaro se la coppia in Pakistan possa contare su una rete di protezione. Ma a oggi manca ancora la loro cattura. Finora i tre arrestati hanno respinto ogni accusa. Intanto Saman, ’Italian girl’ come si era definita, non si sa dove sia: si suppone che sia morta, senza neppure la consolazione di un pezzetto della nostra terra su cui posare un fiore in ricordo.