Omicidio Roma, viaggio nel rione Prati dove la pausa pranzo è una parentesi hot

La vita segreta di tanti professionisti che lavorano nel quartiere Prati. I tariffari appesi sui pali, prezzi camuffati in chilometri da percorrere Tutti nella zona sanno. "È così da sempre, ma nessuno si lamenta"

La polizia scientifica sta effettuando i rilievi nello stabile di via Augusto Riboty

La polizia scientifica sta effettuando i rilievi nello stabile di via Augusto Riboty

Roma, 19 novembre 2022 - Dagli annunci sul web, o attaccati sui pali della luce, agli scantinati a luci rosse di eleganti palazzi della zona. Il giro di prostituzione attivo in Prati, quartiere centrale della Capitale, è ben noto ai residenti. Via vai di clienti, uomini che stazionano di fronte agli ingressi col cellulare in mano a qualsiasi ora del giorno e della notte. Quello che succede in certi appartamenti lo sanno tutti ma la parola d’ordine è "discrezione". Chi riceve lo fa cercando di non dare nell’occhio, senza arrecare disturbo ai vicini. E i condòmini, nella stragrande maggioranza dei casi, si girano dall’altra parte.

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I frequentatori cambiano a seconda degli orari. C’è il business della ‘pausa pranzo’, tra le 12 e le 14, alimentato dai numerosi studi professionali della zona ma anche da chi lavora negli esercizi commerciali. Un orario in cui è facile assentarsi senza dare troppe spiegazioni a colleghi o familiari. Nel corso della giornata fino alla mattina presto la clientela diventa, invece, più eterogenea. C’è chi arriva apposta e chi, come i tifosi che si riversano ne quartiere dopo le partite, trovandosi in zona fa tappa in uno dei tanti appartamenti. Le tariffe vengono comunicate via messaggio e sono indicate con l’acronimo ‘VU’, velocità urbana, dove 50 km corrispondono a 50 euro per una mezz’ora, ma possono salire a seconda delle prestazioni.

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Cosa facesse Marta Castano Torres, la 65enne colombiana uccisa giovedì scorso, in via Durazzo era noto. "È una cosa che si sapeva. Ma era una persona discretissima, se la si incontrava per strada o a fare la spesa – racconta una residente di via Durazzo – non si poteva immaginare che facesse un certo tipo di lavoro. Era una brava signora e la sua attività, da quello che so, è stata sempre tollerata". L’ingresso al seminterrato dove la donna, che viveva insieme alla sorella transessuale, riceveva i clienti è separato dal portone principale dello stabile, una palazzina gialla davanti agli studi televisivi di La7. Del citofono, sradicato da chissà quanto tempo, rimane solo un groviglio di fili. Per accedere basta varcare il cancello sempre aperto e scendere i pochi scalini che conducono a un corridoio buio rischiarato solo dalla luce elettrica che filtra dagli oblò degli appartamenti. Un mondo sommerso che non sembra comunicare con l’esterno.

"Lì c’é sempre stata questa situazione – racconta il titolare di un’enoteca della zona – ricordo già da ragazzino. Il seminterrato è diviso in più appartamenti, otto o dieci, tutti indipendenti e affittati a filippini e a quelle donne che lì si prostituivano. Non hanno mai dato fastidio".

Per trovare una situazione simile basta percorrere poche centinaia di metri. "Quando mi sono trasferito, un paio di anni fa, la mia vicina mi ha subito messo al corrente di quello che avviene nel seminterrato del palazzo. Lo sanno tutti che c’è un appartamento abitato da prostitute che ricevono clienti ma nelle riunioni di condominio a cui ho partecipato nessuno ha mai sollevato il problema. Si sono lamentati una volta solo per la puzza di cucinato che sale dalle scale". A parlare è un residente di un elegante stabile non lontano dalla Corte d’Appello di Roma. All’appartamento in questione si può accedere dall’ingresso principale, scendendo le scale che portano al piano inferiore, ma anche da un cancelletto sul retro del palazzo: anche in questo caso sempre aperto. Da lì i clienti accedono a un cortile, con tanto di divanetti stile ‘sala d’aspetto’, e possono entrare direttamente nell’appartamento dalla porta finestra. L’ampiezza del fenomeno salta facilmente agli occhi scorrendo i numerosi annunci sul web. "Basta andare su ‘Bakeca incontri’ o uno dei tanti siti simili e digitare ‘donna cerca uomo’ per trovare centinaia di offerte in zona. Qui intorno è pieno di donne che ricevono in casa. Nel caso delle cinesi spesso si trova scritto ‘centro massaggi’, ma la sostanza non cambia. Nella maggior parte dei casi i clienti sono persone normali, persone come me o come i tanti professionisti in giacca e cravatta della zona" racconta un dipendente di una pizzeria a taglio nei pressi di Piazzale Clodio.

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