Martedì 24 Giugno 2025
REDAZIONE CRONACA

Omicidio Resinovich, la tesi della procura: “Visintin aggredì e soffocò Liliana”

Lo ha anticipato ‘Il Piccolo’. É la ricostruzione contenuta nella richiesta di incidente probatorio emessa dalla procura di Trieste. L’uomo avrebbe ucciso la moglie “nel parco dell'ex ospedale psichiatrico”

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin

Liliana Resinovich e il marito Sebastiano Visintin

Trieste, 23 maggio 0225 – "Visintin aggredì e soffocò Liliana Resinovich”. Sarebbe questa la nuova tesi della procura di Trieste – secondo quanto anticipato dal quotidiano triestino ‘Il Piccolo’ – che arriva più di un mese dopo che il nome del 63enne è stato iscritto nel registro degli indagati

Il corpo senza vita di Lilly fu trovato il 5 gennaio 2022, ma nella corposa perizia di oltre 200 pagine gli esperti hanno accertato che la donna è stata uccisa il 14 dicembre 2021.

‘Il Piccolo’ ha anche precisato che la tesi della pubblico ministero Iozzi è contenuta in una richiesta di incidente probatorio per ascoltare Claudio Sterpin, l'amico di Liliana.

La ricostruzione: “Percosse, graffi e soffocamento”

Nella ricostruzione riportata dal quotidiano, Sebastiano Visintin avrebbe aggredito sua moglie Liliana Resinovich "all'interno del parco dell'ex Opp, in prossimità di via Weiss, all'altezza del civico 21, con afferramenti, compressioni, percosse, urti e graffi, tutti indirizzati in diverse sedi del capo, alla mano destra, al torace ed agli arti" e "ne cagionava la morte avvenuta mediante soffocazione esterna diretta (asfissia meccanica esterna), quale conseguenza di afferramento e compressione del volto della vittima. I fatti sono stati commessi il 14 dicembre 2021".

Chiesto l’incidente probatorio

La ricostruzione della pubblico ministero Ilaria Iozzi è contenuta in una richiesta di incidente probatorio a carico di Sterpin, un procedimento che consente di anticipare l'acquisizione e la formazione di una prova durante le indagini preliminari. Per l'accusa, Liliana fu uccisa dal marito "nel parco dell'ex ospedale psichiatrico".

Tre giorni fa, la pm aveva sospeso il conferimento dell’incarico per gli accertamenti tecnici irripetibili sul caso di Liliana Resinovic. Una scelta dettata, probabilmente, dalla svolta resa nota oggi. 

I sospetti del fratello 

Inizialmente la morte era stata catalogata come un gesto volontario, ma labattaglia della famiglia di Liliana ha evitato l’archiviazione del caso. I sospetti del fratello della vittima, Sergio Resinovich, sono apparsi subito chiari e lo ha detto più volte, fino a quando il mese scorso ha chiesto che la magistratura indagasse su Visintin, accusandolo di un coinvolgimento nella morte di Liliana.

Ed era stato particolarmente circostanziato nelle sue accuse, indicando anche "familiari e persone che gli sono vicini", in particolare "il figlio, sua moglie e la cerchia dei loro amici".

Il possibile movente economico

Il fratello di Liliana aveva anche indicato un movente, parlando di “femminicidio a sfondo economico”, aggravato da una “volontà di 'controllo”. Già due anni fa Sergio aveva depositato in procura un atto in cui faceva la stessa richiesta. E infine un dettaglio: "Solo lui aveva convenienza a far trovare il corpo perché così entrava in possesso dell'eredità, di cui un terzo è stato dato a me, e rientrava anche nella reversibilità della pensione".

La svolta nel caso si è avuta quando il Gip del tribunale di Trieste, Luigi Dainotti, smontò la richiesta di archiviazione della procura disponendo una serie di nuove indagini e chiedendo di indagare per omicidio.