Martedì 16 Aprile 2024

Omicidio Genova, la gelosia e la droga. Giribaldi: “Ho ucciso Di Palo: frequentava la mia donna, lei era succube”

Il portuale confessa davanti al pm: “Lui le dava la droga, lei voleva liberarsene”. L’avvocato: “Il mio assistito era sotto crac, non voleva ammazzare”

Filippo Giribaldi in una foto su Facebook

Filippo Giribaldi in una foto su Facebook

Genova, 26 aprile 2023 – Una storia di droga e gelosia. Si chiariscono i contorni dell’omicidio di Manuel Di Palo, 38 anni, ucciso ieri nel centro antico di GenovaFilippo Giribaldi ha confessato: “Ero geloso - ha detto alla pm Eugenia Menichetti – frequentavo una donna che da qualche settimana frequentava anche Di Palo. Era stata lei a dirmi che voleva liberarsi di lui e del suo amico. Loro la vedevano e le davano la droga”. In casa della donna, dove è scoppiata la lite, poi culminata in via Polleria, gli investigatori della squadra mobile hanno trovato un chilo di cannabis.

Dopo aver sparato, Giribaldi, portuale di 43 anni, esponente del movimento cittadino no vax, si era rifugiato nella vicina Chiesa della Santissima Annunziata del Vastato, e qui aveva detto tutto al sacrestano, Jean Pascal Colì, chiedendogli di chiamare la polizia. “Era sconvolto  – ha raccontato il prelato agli inquirenti – aveva indosso ancora dei guanti da lavoro”. All’arrivo delle forze dell’ordine le condizioni di Di Paolo erano disperate. E’ morto fra le braccia dei soccorritori. 

La pistola, una calibro 22, è stata poi rinvenuta poco distante dal luogo del delitto, in Piazza

Bandiera.

L’avvocato difensore: “Era sotto crac”

Giribaldi, difeso dall'avvocato Paolo Scovazzi, dovrà essere interrogato anche dal gip per la convalida che però non è stata ancora fissata. "Non è andato sicuramente per ammazzare, diversamente non avrebbe sparato prima al muro – ha commentato il legale –. Piuttosto si sarebbe presentato sotto casa della ragazza come avvertimento”. Quanto alla pistola “dice di averla trovata qualche anno fa sulle alture di Genova”. 

Sempre secondo Scovazzi, l’assistito era “completamente fuori testa, reduce dall'assunzione continuata di crac per 4 giorni, ha detto di essersi allontanato in un primo momento dall'abitazione della donna convinto che la vittima e l'amico che si trovavano lì avessero chiamato i carabinieri. Non solo. Al pubblico ministero ha detto di aver creduto che a inseguirlo fosse proprio un carabiniere”. 

La donna, “pare sua grande amica, gli aveva fatto credere di essere succube della vittima e dell'amico che era con lui. Non solo. Al magistrato ha detto di non aver capito che chi lo inseguiva era il tale che ha ucciso. Di Palo lo avrebbe raggiunto sul luogo dove è accaduto il fatto. Lì ci sarebbe stata una colluttazione, il mio assistito sarebbe stato colpito dalla vittima con un pugno e a quel punto avrebbe sparato. Tra loro c'era stata già qualche discussione in passato, questa volta lui avrà voluto fare un intervento un pochino più energico. Non è andato sicuramente per ammazzare”. 

Di Paolo, in passato militante di Casa Pound, aveva alle spalle una condanna per aggressione.