Omicidio Garlasco, il nuovo indagato: non ho fatto niente

L'amico del fratello di Chiara Poggi tirato in ballo dal Dna. Il padre: "Non ha mai avuto contatti con la ragazza"

Andrea Sempio

Andrea Sempio

Garlasco (Pavia), 24 dicembre 2016 - «Sono tranquillo perché so di non avere fatto niente, proprio niente di male». Andrea Sempio è in casa, nella villetta a un piano tinteggiata in verde acqua, di via Canova a Garlasco. Non esce, vive ore terribili. Filtra una sola frase, quela che dovrebbe significare tutto. Il cancello automatico si apre per lasciare passare l’auto. Il cane da cortile inizia ad abbaiare senza tregua, disturbato da troppe presenze estranee che si accalcano, in attesa. Giusepe Sempio scende dalla utilitaria, una Suzuki nera. Affronta l’assalto dei cronisti. Riesce a essere cortese, quasi affabile, anche se il viso è quello di un uomo angosciato per il colpo inaspettato, troppo rude.

Signor Sempio, sapeva che suo figlio è indagato in procura a Pavia per l’omicidio di Chiara Poggi?  «È indagato?» 

Sì, lo è, è confermato. Non vi è stato ancora comunicato? «Ma no. Lo so da voi dai giornalisti. Non sapevo proprio niente. Qui a casa non è arrivato niente».

Andrea conosceva Chiara? «Mio figlio usciva solo con Marco, era lui il suo amico. Erano stati anche compagni di classe alle elementari e alle medie. Grandi amici da quando erano bambini. Usciva con Marco e con tutta la compagnia. Non conosceva Chiara. Non conosceva Alberto Stasi. Solo il suo amico Marco».

È possibile che suo figlio sia stato seguito per arrivare al suo Dna?  «È possibile? Lo chiedo a voi se questo è stato possibile. Lui non lo sapeva, non si era accorto di niente».

Dov’è adesso Andrea?  «È in casa malato. È uscito questa mattina, è rientrato perché non si sentiva bene. Potete immaginare come sta. Però è tranquillo. Lui sa che non ha fatto niente. In questo senso è tranquillo. Per il resto potete immaginare anche voi come stia».

Cosa pensate di fare?  «Non sappiamo niente. Non abbiamo ancora ricevuto niente. Vedremo quando ci arriverà qualcosa. Cercheremo un avvocato». 

Signor Sempio, com’è andata con lo scontrino del parcheggio consegnato più di un anno dopo?  «Ma non era un anno dopo, era una settimana. Mio figlio, come tutti gli altri amici della compagnia, è stato ascoltato la prima volta dai carabinieri di Pavia e la seconda da quelli di Vigevano. Io l’ho accompagnato. Aveva finito a Vigevano. All’epoca lui aveva una Daewwo bianca. Sono stato io che ho visto quel pezzetto di carta buttato lì insieme con altri. Ero lo scontrino del parcheggio. Siamo tornati subito indietro e lo abbiamo consegnato ai carabinieri».

Trova la forza per una stretta di mano, fa gli auguri di Natale. Prima di rientrare in casa, mentre il cane non desiste dalla sua protesta contro gli intrusi, si gira per un attimo: «Potete immaginare che Natale sarà».