Mercoledì 24 Aprile 2024

Omicidio Floyd, la giuria: l’agente è colpevole

La decisione nella notte dopo 11 ore di camera di consiglio. Biden aveva telefonato alla famiglia della vittima: "Prove schiaccianti"

di Giampaolo Pioli

Colpevole per tutti e tre i capi d’accusa. Il verdetto è arrivato dopo 11 ore di camera di consiglio. Un verdetto, deciso da sette donne e 5 uomini, metà afroamericani e metà bianchi o multietnici. La pressione era altissima, l’America era in ansia. A Minneapolis la gente attendeva nelle strade. C’era anche la guardia nazionale, la polizia in tenuta anti sommossa, i cecchini e le squadre speciali per evitare che la città esplodesse. Ma, alla fine, la folla ha festeggiato la sentenza.

L’uccisione di George Floyd il 25 maggio 2020, soffocato dal ginocchio del poliziotto che lo ha tenuto premuto sul suo collo per 9 minuti e 29 secondi, fino ad ucciderlo, è diventata il simbolo non solo delle profonde divisioni di un Paese lacerato, ma del funzionamento della macchina della giustizia in Usa.

In serata è arrivato il verdetto di colpevolezza e ora l’agente rischia l’ergastolo.

"Le prove sono schiaccianti", si era lasciato sfuggire il presidente Usa guardando l’atroce video nel quale Floyd muore. "Prego per un verdetto giusto", aveva aggiunto Biden ieri dalla Casa Bianca dopo aver telefonato ai familiari di Floyd: "Anche loro invocano pace e tranquillità".

Tre i capi di accusa che gravavano sulla testa di Derek Chauvin. Vanno dall’omicidio colposo a quello preterintenzionale. Ora le condanne dai 10 ai 40 anni di carcere potrebbero essere cumulate.

Floyd era ammanettato con i polsi legati dietro la schiena e tutto il peso dell’agente Chauvin sul suo collo, schiacciato tra l’asfalto e la gomma dell’autopattuglia.

L’America intera, quasi un anno fa, era rimasta pietrificata di fronte a quelle immagini. Una inspiegabile morte in diretta dalla quale si è originato il movimento Black Lives Matter. Per condannare l’agente è servita una corte unanime, altrimenti il processo avrebbe dovuto essere rifatto.

La citta di Minneapolis aveva già risarcito la famiglia Floyd con una somma di 27 milioni di dollari, ma l’aspetto penale del processo riguardava tutta l’America. Che ha messo sul tavolo degli imputati la polizia e i suoi metodi nei confronti della gente di colore, trattata in modo molto diverso rispetto ai cittadini bianchi.

Schiacciato a terra con le labbra sull’asfalto Floyd invocava il poliziotto di lasciarlo respirare. Ma Chauvin non ha avuto pietà. E un altro agente al suo fianco, per oltre 9 minuti è rimasto a guardare indifferente tenendo a bada la folla che gridava "lascialo, lo stai uccidendo".

Da questo verdetto l’America, soprattutto di colore e liberal, voleva sapere se ci sono le condizioni per riformare i comportamenti e gli eccessi di forza degli uomini in uniforme, addestrati per uccidere. La sentenza pare aver dato una risposta netta. Anche perché la situazione era davvero esplosiva. A complicarla ancora di più erano arrivate persino le parole della deputata democratica californiana Maxine Waters, che aveva incitato la folla davanti al tribunale di Minneapolis: "Restare in strada e chiedere giustizia e se non accade nulla, dobbiamo combattere". Ma, alla fine, non ce ne è stato bisogno: ha prevalso la gioia.