Lunedì 14 Ottobre 2024

Omicidio di Serena Mollicone. La svolta nel processo di appello. Sono 44 i testimoni da ascoltare

L’ipotesi: 18enne uccisa perché vide il figlio del maresciallo dei carabinieri spacciare e andò a denunciarlo. In primo grado assolti il ragazzo, i genitori e altri due militari. Il pg chiede di sentire anche un teste chiave.

Un mistero. È una di quelle storie italiane che sembrano destinate a non finire mai, con sete di giustizia e spiccata morbosità tra aule di tribunale e ricostruzioni televisive. Serena Mollicone, la 18enne di Arce (in provincia di Frosinone) morta il primo giugno 2001 in circostanze oscure e ritrovata due giorni dopo in un bosco, avrà un nuovo processo. Lo hanno deciso i giudici della corte d’assise d’appello di Roma dopo quasi un’ora di camera di consiglio.

A giudizio per risolvere questo omicidio rimasto senza colpevoli tornano tutti gli assolti del 15 luglio 2022 dal tribunale di Cassino: l’ex maresciallo dei carabinieri della stazione di Arce, Franco Mottola; la moglie Anna Maria; il figlio Marco (già sospetto autore materiale del delitto perché la vittima l’avrebbe visto spacciare). In primo grado sono tutti e tre usciti indenni dalle accuse di concorso in omicidio volontario, occultamento di cadavere, istigazione al suicidio e favoreggiamento (per non aver commesso il fatto). Ora sono di nuovo sulle spine anche l’altro maresciallo Vincenzo Quatrale (assolto dall’accusa di concorso in omicidio) e l’appuntato Francesco Suprano (favoreggiamento). Udienza il 20 novembre. Il tribunale vuole subito sentire i consulenti tecnici. Alla luce di queste audizioni il tribunale deciderà se procedere coi testimoni come sollecitato dal procuratore generale. Il pg ne vorrebbe 44. Il più importante è il luogotenente dei carabinieri Gabriele Tersigni (non ascoltato in primo grado). A Tersigni, ex comandante a Fontana Liri, il brigadiere Santino Tuzi, suicida nel 2008, aveva rivelato di aver visto Serena in caserma proprio la mattina del 1° giugno 2001. Respinta invece la richiesta di una perizia robotica sulla porta di uno degli appartamenti della caserma di Arce (dove Serena sarebbe stata sbattuta).

"Il giudice ha deciso di rinnovare l’istruttoria dibattimentale contro le nostre indicazioni – commenta Mauro Marsella, uno degli avvocati del pool difensivo della famiglia Mottola – . Replicheremo punto su punto alle osservazioni che emergeranno in udienza sia sui consulenti dell’accusa sia dai nostri". Per la famiglia parla Antonio Mollicone, zio di Serena: "Sono contento, molto contento. Anzi speriamo si faccia molta più luce". A 22 anni dalla morte "perché avere preclusioni?". "Evidentemente la corte vuole rendersi conto dell’attendibilità" della sentenza di primo grado, dice Sandro Salera, legale di Consuelo, la sorella di Serena.

g. ros.