Omicidio Civitanova, la città si risveglia stordita: "Ma come ci siamo ridotti?"

Fiori sul marciapiede dove è stato ucciso l’ambulante. Sgomento in città: "Poteva essere salvato"

Civitanova Marche, 31 luglio 2022 - Una donna si china per sistemare i fiori sul marciapiede dove è morto Alika Ogorchukwu, ha la voce strozzata dal pianto e gli occhi lucidi: "Ma come ci siamo ridotti? Nessuno ha aiutato un uomo mentre veniva ammazzato, ma in tanti hanno fatto dei video. Come se fossero al cinema".

Non si danno pace i cittadini di Civitanova Marche, all’indomani dell’omicidio di Alika Ogorchukwu, 39 anni, nigeriano, venditore ambulante di professione. Morto per aver chiesto l’elemosina. "Nei filmati delle nostre telecamere – sottolinea Laura Latino, del negozio Duin, proprio di fronte al luogo dell’uccisione – si vedono chiaramente dieci paia di piedi, almeno, sul marciapiede proprio nei minuti in cui l’assassino stava uccidendo Alika. Nessuna di quelle persone si è mossa per intervenire, se ne sono lavati tutti le mani. Se io fossi stata in negozio quando è successo, avrei fatto qualcosa. Un uomo stava sopra un altro e lo strangolava, il dovere di difendere la vittima dovrebbe venire d’istinto". In negozio hanno subito iniziato una raccolta fondi, per la vedova.

Alcuni passanti portano fiori e cartelloni sul luogo della tragedia
Alcuni passanti portano fiori e cartelloni sul luogo della tragedia

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Da località turistica a teatro di scontri e tensioni: così Civitanova si è trasformata in due giorni. Prima, in giro bagnanti, bambini, turisti. Ora, c’è paura nell’aria, i nigeriani intonano cori e bloccano le strade, chiedono a gran voce, compatti, che sia fatta giustizia per il loro amico, "ucciso perché nero". La gente si trova a scappare, impaurita, attonita di fronte uno scenario surreale, inimmaginabile. Tanti gridano: "Alika è stato ucciso dall’indifferenza. Poteva essere salvato".

"Io vengo da Fermo – racconta Roberta De Ficchy, del centro estetico –, dove sei anni fa è stato ucciso Emmanuel (in una lite razzista, ndr) , lì si era trattato di un pugno, ma qui, a Civitanova, quello che è accaduto è stato di una violenza inaudita, la vita non ha più valore. L’omicida deve marcire in galera. Sarebbe bastato dare un calcio all’aggressore per fermarlo, perché nessuno si è mosso? Quando sono arrivata io era troppo tardi". "Hanno preferito filmare e stare a guardare, come se fossero al cinema. Ci fosse stato uno, anche uno soltanto, che avesse avuto l’impulso di aiutare Alika – dice, sconvolto, Yasin Lafayel –, è così che hanno lasciato morire una brava persona, un padre di famiglia".

"Avevo il locale pieno, ero dentro a servire i clienti – dice Fausto Foresi, ha il bar a due passi dal luogo dell’omicidio –, non ho sentito nulla altrimenti avrei chiesto aiuto, avrei fatto una corsa per salvare quell’uomo. Che tristezza infinita".

"Quando sono arrivata, era già morto – racconta una donna ucraina, a malapena riesce a parlare, è ancora sotto choc –, ‘non c’è polso’, gridava la gente intorno al corpo. Come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto? Come si fa a non intervenire quando ti ammazzano una persona davanti agli occhi?"

Alcuni, però, ipotizzano che sia stata la paura a paralizzare i presenti: "Più che di indifferenza, si tratta di terrore – dice Roberto Stortoni, un altro civitanovese -, non si sa come potrebbe reagire uno che si comporta come un pazzo furioso".

Per il corso di Civitanova, è un pellegrinaggio continuo: genitori con bambini, gruppetti di amici, coppie e anziani. Arrivano anche onorevoli, sindaci, autorità per rendere omaggio ad Alika. "Ma nessuno potrà mai rimediare – è il pensiero dei più –, abbiamo lasciato che uccidessero una persona davanti a noi. E con questo dolore dovremo vivere per sempre".