Giovedì 25 Aprile 2024

"Oceani puliti? Solo dal 2050"

La studiosa dell’Ispra lancia l’allarme microplastiche "Nei prossimi 30 anni aumenteranno di quattro volte"

Un pesce su due contiene microplastiche. E i rifiuti spiaggiati sono venti volte il limite accettabile. È un inquinamento diffuso, che viene anche dal passato. E che di qui al 2050 crescerà di quattro volte. Così la biologa marina Cecilia Silvestri, ricercatrice dell’Ispra.

Quanto è grave il problema nei mari italiani?

"È abbastanza grave. Noi dal 2015 facciamo un monitoraggio sia delle spiagge che dei fondali che nelle plastiche micro e macro in acqua. Ad oggi abbiamo visto che si spiaggiano più di 400 oggetti in plastica su 100 metri lineari. Considerando che la Commissione Europea stabilisce che una spiaggia è in buono stato quando se ne contano 20, questo dà una misura del problema. Noi controlliamo 64 spiagge in tutta Italia e il problema è distribuito in maniera quasi omogenea".

Avete riscontrato anche voi la presenza di plastiche molto vecchie?

"Certamente sì, anche se la datazione non è facile".

In Italia c’è il fenomeno delle cosiddette isole di plastica? "Non come nel Pacifico. Ci sono zone, che noi chiamiamo vortici, dove, a causa delle correnti, ci sono concentrazioni maggiori. Soprattutto a livello di microplastiche".

Che sono poi il problema principale...

"Le microplastiche sono effettivamente il problema principale perché entrano nella catena trofica, se ne nutrono in particolare i pesci. Noi abbiamo visto che un pesce su due contiene microplastiche. Addirittura, negli squali di profondità si raggiungono percentuali del 70%". Il divieto di utilizzo nelle microplastiche nei cosmetici e il divieto della vendita di alcune tipologie di prodotti in plastica, come bicchieri e piatti, ridurrà un po’ il problema?

"Sicuramente è un fatto molto positivo ma i nostri modelli ci dicono che nei prossimi anni le concentrazioni di microplastiche in mare aumenteranno, perché il degrado delle plastiche disperse in ambiente negli anni passati ne libererà grandi quantità. Per abbassare la curva ci vorrà tempo".

Quanto tempo?

"Se noi anche smettessimo di produrre plastica, da qui al 2.050 la concentrazione di microplastiche aumenterà, fino a un picco di quattro volte rispetto ad adesso, per poi progressivamente scendere".

Esistono sistemi per raccogliere le microplastiche in mare? "A oggi no. Tutti i prototipi realizzati raccolgono le microplastiche ma anche gli organismi viventi. Si deve lavorare a monte, per ridurle".

E per le macroplastiche?

"Sarebbe auspicabile ridurne la quantità. Per quella che finirà comunque in mare ci potranno aiutare i pescatori, che fino ad adesso raccoglievano la plastica, circa 10 chili di plastica ogni 100 chili di pesce, con le loro reti, ma una volta riportata a terra non sapevano come smaltirla perché per la normativa quelli raccolti in mare erano rifiuti speciali. Adesso la direttiva comunitaria stabilisce che i rifiuti plastici raccolti dai pescatori potranno essere consegnati alle autorità portuali che obbligatoriamente la dovranno smaltire. E questo agevolerà le buone pratiche già in atto".

Alessandro Farruggia