Giovedì 25 Aprile 2024

Occupazione, norme lontane dalla realtà

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Alessandro

Ramazza (*)

Chi vive a stretto contatto con imprese e lavoratori, come le Agenzie per il Lavoro, avverte in questo frangente un senso di preoccupazione che va crescendo e che – se non intervengono politiche chiare, inclusive e orientate al futuro - rischia di trasformarsi in tensione sociale diffusa, con conseguenze difficili da prevedere. Dopo gli interventi tampone è ora il tempo, per il Governo, di uscire dall’oscillazione pericolosa tra temporeggiamenti protratti oltremodo e improvvise quanto improvvide azioni specifiche che sembrano ispirate da una visione del Paese e dell’economia parziale e asfittica. A meno che non si vogliano imputare alcune novità normative in itinere semplicemente alla progressiva e per molti versi ahimè conclamata incapacità del legislatore di scrivere con adeguata tecnicalità, sapienza giuridica, confidenza con la lingua italiana.

Si prenda il caso dell’emendamento che punta a prorogare in misura “equivalente” al periodo di sospensione a causa del Covid-19 la durata dell’assunzione dei lavoratori in apprendistato o con contratto a termine, anche in somministrazione.

Se si tratta di una facoltà in capo al datore di lavoro la norma può essere riformulata meglio. Se si delineasse invece un obbligo, si tratterebbe di una espressione di dirigismo con elevati profili di incostituzionalità oltre che con una preoccupante visione di futuro. Con il paradosso, francamente indifendibile, di un sistema normativo che pretende l’indicazione di una specifica causale per il rinnovo del contratto a termine, ma che poi impone la prosecuzione dello stesso contratto indipendentemente dalle esigenze reali dell’impresa.

"A prescindere", direbbe Totó. Il problema è che qui non c’è niente da ridere. C’è invece da costruire e ricostruire. Con senso di responsabilità, come le Agenzie provano a fare quotidianamente.

(*) Presidente di Assolavoro