Giovedì 18 Aprile 2024

Occidente in pressing su Pechino "Serve un piano di pace concreto" Ma Xi non volta le spalle a Mosca

Zelensky ha chiesto di incontrare Xi, Macron volerà da lui a inizio aprile: "Può fermare la Russia". Al G20 la Cina non vota la condanna dell’invasione dell’Ucraina. L’Europa trova l’intesa sulle nuove sanzioni

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di Alessandro Farruggia

L’Occidente ha rigettato il piano cinese – che poi un piano non è ed è ritenuto generico, contraddittorio e assolutamente sbilanciato a favore di Mosca – per l’Ucraina. "Se a Putin piace, come può essere un buon piano? Ci sono vantaggi solo per la Russia" ha tagliato corto Joe Biden. Ma Pechino viene comunque vista da molti Paesi occidentali, e non solo, come l’unico attore capace di fare pressione su Putin se non altro perché ha interesse a evitare una guerra infinita e, peggio ancora, una clamorosa sconfitta di Mosca che comporterebbe un rischioso cambio al vertice al Cremlino e potrebbe mettere in dubbio l’intesa strategica sìno-russa.

È per questo che il presidente ucraino Zelensky, con una certa furbizia, è stato cauto sul piano (molto più dei partner occidentali e del suo ministro degli Esteri Kuleba) e ha chiesto di incontrare Xi Jinping. Cosa che farà il presidente francese Emmanuel Macron ai primi di aprile e nei prossimi giorni il leader bielorusso Lukashenko, che ieri si è lungamente consultato telefonicamente con Putin.

Macron, come anche l’Italia, auspica che la Cina si assuma maggiori responsabilità e lavori per una giusta fine del conflitto. "Chiederò a Pechino – ha detto Macron – di non consegnare armi alla Russia e di aiutarci a fare pressione su Mosca affinché non usi mai armi chimiche o nucleari, e che cessi l’aggressione come precondizione per i negoziati" perché "la pace sarà possibile solo attraverso la fine dell’aggressione russa, del ritiro delle sue truppe e del rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina". Al momento Pechino è però ben lontana da una posizione simile.

Il tentativo di spingere la Cina a fare un proposta concreta e non di parte è per certi versi quasi disperato. Da notare che ieri la Cina al G20 Finanze si è schierata con Mosca in maniera molto più netta rispetto al precedente G20 di Bali, quando la presidenza indonesiana era riuscita a far approvare un documento congiunto. La presidenza indiana ieri non c’è riuscita perché la Cina (oltre a Mosca, ovviamente) ha rifiutato di approvare il paragrafo 3 che riprendeva la dichiarazione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina (il minimo) che fu approvata a Bali e il paragrafo 4 che giudicava "inammissibile l’uso o la minaccia dell’uso delle armi nucleari" (cosa che, a parole, anche il “non piano“ cinese condanna).

Ma il muro eretto dai negoziatori cinesi al G20 è stato totale e il risultato è che ci troviamo una Pechino ancora più schierata – come ripetutamente ha fatto all’Onu, astenendosi – contro una condanna dell’intervento russo. In attesa di una reale mossa di Pechino, l’Occidente prosegue sul binario consueto da un anno: fornitura a Kiev di armi e risorse economiche e imposizione di sanzioni a Mosca.

L’Europa ha trovato ieri in extremis l’intesa sul decimo pacchetto di sanzioni alla Russia e ha adottato un testo che vale 13 miliardi: ora sono 1.473 le persone e 205 le entità in Russia sottoposte a sanzioni. Ma il pacchetto non convince pienamente il presidente ucraino Voldymyr Zelensky: "La pressione sull’aggressore russo deve aumentare: ci aspettiamo passi decisivi contro Rosatom e l’industria nucleare russa, più pressione su militari e banche".