Obbligo vaccino Covid, Palù (Aifa): "Utile anche se arriva dopo Natale"

Il virologo: "L'obbligo esiste già per 11 vaccini. Abbiamo oltre 4 mln di over 50 non immunizzati". Il nuovo report: 3.694.858 over 50 senza nemmeno una dose

Vaccinazione anti Covid, foto generica (ImagoE)

Vaccinazione anti Covid, foto generica (ImagoE)

Roma, 3 settembre 2021 -  Vaccino obbligatorio, dopo la ferma presa di posizione del premier Mario Draghi - con i tre sì netti a estendere il Green pass, all'obbligo vaccinale e alla terza dose - il tema è più che mai sul tavolo. La domanda è: quando potrà essere applicato, in pratica, in Italia? Il virologo Giorgio Palù, presidente dell'Aifa (Agenzia italiana del farmaco) e componente del Cts, fa il punto della situazione.

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Sommario:

 

Vaccino obbligatorio: serve una legge

"L'obbligo del vaccino anti-Covid è sicuramente un'opzione - dice l'esperto a Skytg24 - Esiste già l'obbligo vaccinale in Italia per 11 vaccini. Ricordo che va deciso con una legge ordinaria del Parlamento, quindi c'è bisogno di un tempo parlamentare necessario". E le forze di Governo non sono esattamente allineate (qui le reazioni alle parole di Draghi).

I tempi: legge dopo Natale

Insomma, i tempi non sono brevissimi ma, secondo Palù,  se anche l'obbligo dovesse arrivare dopo Natale "certamente, sicuramente, sarebbe ancora utile".  perché, sottolinea, "ricordiamo che tra gli over 50 abbiamo più di 4 milioni che non si vaccinano: non solo no vax, ma anche esitanti". E siccome i rischi maggiori connessi all'infezione da Sars-CoV-2, in termini di "morbosità e anche mortalità", iniziano proprio da quella fascia d'età, sarebbe positivo riuscire a "mettere al sicuro questi soggetti" seppur con una "coercizione".

I non vaccinati: ecco i nuovi dati

Intanto è uscito il report settimanale del ministero della Salute: si scopre che i non vaccinati sono 260.544 over 80 (5,72%), 566.693 tra i 70 e i 79 anni (9,41%), 1.021.269 tra i 60 e i 69 anni (13,52%), 1.846.352 tra i 50 e i 59 anni (19,13%, uno zoccolo duro piuttosto ampio): in tutto si contano 3.694.858 persone over 50 che non hanno ancora avuto la prima dose di vaccino. A questi si aggiungono 663.106 ragazzi tra i 16 e i 19 anni che non hanno ancora avuto nemmeno una dose e  1.226.144 giovanissimi tra i 12 e i 15 anni in attesa di immunizzazione. Nelle categorie, sono 38.315 i sanitari non vaccinati (1,96%) e 117.153 tra insegnanti e personale scolastico (7,90%).

La campagna di vaccinazione quindi procede bene, soprattutto per quanto riguarda giovani e giovanissimi: il 60% degli under 19 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, in linea con quanto si era prefisso il commissario per l'Emergenza Francesco Figliuolo, che aveva indicato l'obiettivo minimo del 60% di alunni vaccinati per il rientro a scuola in presenza e in sicurezza. 

Terapie intensive: 95% non vaccinati

Il presidente Aifa ha ricordato che "il 90% dei ricoveri riguarda i non vaccinati, e in terapia intensiva il 95% sono non vaccinati".  "Non solo nel nostro Paese", ha precisato l'esperto, ma "già in altri si sta parlando di obbligatorietà almeno per il personale del settore pubblico: oltre a medici e sanitari, insegnanti e forze dell'ordine. L'articolo 2 della Costituzione - ha rimarcato Palù - ammette sì il diritto di rifiutare le cure, ma commisurato alle necessità della collettività", ossia "fatti salvi i doveri politici, economici e sociali, che vuol dire salvaguardare i più deboli. Il che corrisponde anche a principi bioetici di giustizia e responsabilità". 

Terza dose: per chi è necessaria

"Nelle sedi opportune il Cts ha già espresso il suo parere favorevole alla terza dose" di vaccino anti-Covid, "in base agli studi che dimostrano che" il ciclo previsto attualmente "non protegge sufficientemente i soggetti immunodepressi, i trapiantati, i pazienti oncoematologici, i dializzati", ma "anche i soggetti anziani" che dovrebbero essere considerati immunodepressi, ricorda Palù sollecitando la politica a procedere in questo senso, eventualmente anche anticipando gli enti regolatori.  "Io come altri colleghi siamo chiamati a dare un parere, ma queste sono decisioni di sanità pubblica" e "ovviamente prevenire è sempre meglio che curare", ha sottolineato. Quindi "in questi casi è importante e addirittura giustificato agire anche prima che le agenzie regolatorie si esprimano, perché" queste "lo fanno unicamente sui dati che vengono loro forniti dall'industria farmaceutica".  

Terza dose: i Paesi che la fanno, quelli che non la fanno. E chi attende

L'Ema e la terza dose

"Credo che l'Ema", l'Agenzia europea del farmaco, "abbia appena ricevuto i dati da Pfizer sulla terza dose e li debba ricevere ancora da Moderna", continua Palù, dunque "si esprimerà non prima di un mese, un mese e mezzo". Pertanto in uno scenario come questo la questione "non diventa un problema di enti regolatori, ma di sanità pubblica e se ne deve far carico in prima istanza il ministero della Salute". Specie "di fronte a dati che ci dicono che l'immunità viene un po' meno col tempo, soprattutto nei soggetti anziani, immunodepressi ma anche in quelli più esposti". 

Vaccino per i bambini

Quanto all'immunizzazione degli under 12, per Palù è "inutile parlare di vaccinare i bambini da 0 a 6 e da 6 a 12 anni: bisogna attendere gli studi in corso e poi si valuteranno rischi e benefici per questa fasce d'età".

Contagiosità variante Delta e vaccini

I vaccini anti Covid sono efficaci, ma ora devono combattere con le varianti. "La contagiosità" di Sars-CoV-2 è nettamente cambiata - spiega Palù - con la presenza delle varianti in circolazione che destano preoccupazione e allerta: Alfa, Beta, Gamma e Delta. La Delta soprattutto, rispetto al ceppo" originario "Whuan, ha una concentrazione nelle prime vie respiratorie da 100 a 1.000 volte superiore".  Inoltre, spiega Palù, "il tempo incubazione è dimezzato da 4 a 2 giorni. La contagiosità è aumentata per la mutazione 681 che fa fondere con maggiore facilità il virus con le nostre cellule, rendendolo più infettivo. Questa fa sì che il virus sia il 50% più contagioso rispetto alla variante Alfa. Ricordo anche che la variante Delta ha soppiantato nel mondo le altre varianti e questo potrebbe dirci che il virus si sta adattando all'uomo".  Ma "stiamo utilizzando un vaccino disegnato su un genoma pubblicato nel gennaio 2020 e che è in grado di proteggerci ancora dalla maggior parte delle varianti circolanti con efficacia".

Intanto dai dati del Sistema di Sorveglianza Integrata si evince che in Italia negli ultimi 45 giorni si continua a osservare una predominanza della variante Delta che è stata individuata nell'88,1% dei casi.