Obbligo vaccinale, l'opzione necessaria per combattere il Covid

La invocano in molti, tra gli scienziati. La temono in parecchi, tra i politici. La suggeriscono, senza indugi, anche dal mondo del lavoro. Cartabellotta: "Sono un fautore". Abrignani: "Provvedimento duro? Il Covid è durissimo"

Roma, 27 dicembre 2021 - Vaccino obbligatorio per tutti. E' inutile girarci intorno. Peggio ancora glissare. O sperare nella clemenza del virus. Ad ogni scossa epidemica, l'ipotesi di obbligo torna centrale: l'opzione antipatica ma necessaria per combattere Sars-Cov2 con la cattiveria che merita. La invocano in molti, tra gli scienziati; la temono in parecchi, tra i politici; la suggeriscono - senza indugi - anche dal mondo del lavoro.

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La stretta più dura, quello che persino Mario Draghi - pur senza escluderla - preferisce da sempre maneggiare con cura, ora è di nuovo lì, nel novero delle scelte possibili, a dispetto di ogni ulteriore torsione sociale. Perché se Omicron alza la posta, la reazione deve essere appropriata. "Sono un fautore dell’obbligo vaccinale - ribadisce Nino Cartabellotta, direttore della Fondazione Gimbe -. Basta parlare di prime, seconde e terze dosi. Bisogna che il vaccino diventi una misura di sanità pubblica somministrato periodicamente. Del resto il vaccino, nonostante il virus circoli, permette di non affollare gli ospedali".

E fa ancora più rumore, visto lo status di componente del Cts, la dichiarazione di Sergio Abrignani al Corriere della Sera: "L'obbligo vaccinale è un provvedimento duro? Il Covid è durissimo. Se fossimo tutti vaccinati i letti intensivi occupati sarebbero il 20-25% degli attuali, quindi tutta l'Italia sarebbe bianca. Sui 3 milioni circa di over 50 non vaccinati, 1,4 milioni sono over 60, l'8% circa della popolazione totale di questa età. Una minoranza che riempie le rianimazioni e condiziona la vita del 92% che adempie al dovere''. Ancora: "Io posso comprendere chi ha dubbi - prosegue l'immunologo della Statale di Milano - mentre non giustifico chi in una situazione tanto critica per il Paese, dopo due anni di pandemia, nutre certezze paranoidi: chi dice che il vaccino modifica il Dna e rende sterili, chi blatera su un complotto mondiale di big pharma per il controllo dei popoli, chi sostiene che le bare di Bergamo erano vuote. È accettabile - aggiunge il componente del Cts - che 9 italiani su 10 debbano pagare per il comportamento di pochi? Per non parlare dei danni economici che si abbattono su alcune categorie quando le Regioni cambiano colore".

Il professor Walter Ricciardi, rigorista della prima ora e consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, non perde occasione per far sapere come la pensa. L'ultima, a poche ore dalle decisioni di governo prima di Natale, quando gli statali furono 'risparmiati': "Certamente ci sono alcune categorie, quelle a contatto con il pubblico, che con Omicron diventano vettori, se non vaccinati. Di fatto tutte le operazioni a contatto con il pubblico dovranno prevedere prima o poi l'obbligo vaccinale". E in quel "prima o poi" risuona il monito a una classe politica restia - per sensibilità, equilibri e sponde da preservare - all'opzione più forte anche sul piano sanitario e simbolico. Con ricadute immediatamente percepibili in tutti gli anelli della catena economica.

"Basta condizionare il Paese e mettere a rischio l'attività produttiva: subito vaccinazione obbligatoria per lavorare e, come fatto con successo in Germania, limitazioni solo per i non vaccinati - ragiona Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia -. Ad oggi il nostro Paese avrebbe potuto essere tutto in zona bianca, se non fosse per il tasso di occupazione ospedaliera dovuto per oltre il 90% a non vaccinati. Un costo per tutti dovuto a pochi irresponsabili". Segue esempio. "In diverse fabbriche l'attività produttiva è messa a rischio da assenza di personale dovuta a regole ormai ingiustificate su quarantene di 'contatti stretti' - evidenzia il rappresentante di Filiera Italia -. Una misura che sempre più virologi chiedono venga revocata".

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Al contrario, "un'estensione sempre più ampia di obbligo vaccinale eviterebbe conseguenze serie per l'inevitabile diffusione del virus" e per i cambi di colore regionali "che massacrano economia ed occupazione". "Dobbiamo entrare in una gestione sanitaria, economica e sociale della pandemia - riassume Cartabellotta -. Omicron è una variante molto contagiosa. Ogni positivo può aver avuto, di media, dai 5 ai 10 contatti. Se dovessimo avere un milione di positivi, potrebbero esserci dai 5 ai 10 milioni di contatti da mandare in quarantena e questo non è possibile". Volendo privilegiare la gradualità, la prima mossa da compiere sarebbe "rivedere" e accorciare "la quarantena di chi ha fatto le terze dosi", continua il presidente della fondazione Gimbe, anche in chiave premiante di chi con disciplina segue le raccomandazioni delle autorità. Ma, prima o poi - e su questo Cartabellotta, Abrignani e Ricciardi concordano - l'obbligo vaccinale tornerà a bussare alla porta del governo. Ipotesi estrema, senza dubbio. Ma anche di semplificazione, in mezzo a normative sempre più complesse in un quadro comunque sgradevole.