Giovedì 25 Aprile 2024

Obbligo e sconti Se la scuola diventa uno spot

Elena

Ugolini

Ieri al Meeting di Rimini i segretari dei più importanti schieramenti politici hanno parlato di programmi e di scuola. Abbiamo davanti la campagna elettorale più breve della storia italiana ed è difficile non pensare che la ricerca del consenso sia il faro che guida idee e proclami. Ogni schieramento ha i suoi indecisi da convincere e la via più semplice potrebbe sembrare quella di promettere cose concrete , tangibili, che si possono realizzare subito, come l ‘ introduzione di libri gratuiti o il ritorno al voto alle elementari sostituito appena due anni fa con i giudizi descrittivi. Chi conosce la scuola e la vive dal di dentro sa bene che senza agire su certe leve che possono risultare anche molto impopolari, senza dare continuità alle riforme e senza una prospettiva di almeno 5 anni è difficile migliorare in modo profondo un organismo così complesso.

Che cosa fa la differenza nella scuola? La qualità dei docenti, dei dirigenti e del personale amministrativo. Basta promettere un aumento degli stipendi del personale scolastico perché sia garantito in ogni classe italiana una buona proposta didattica, educativa e formativa? È giusto adeguare gli stipendi agli standard europei, ma occorre garantire che la selezione di ingresso dei docenti non sia un terno al lotto, che la formazione iniziale e continua non sia un optional e che esista la possibilità di riconoscere uno stipendio ed un ruolo diverso a chi si assume responsabilità e carichi di lavoro più pesanti a scuola. Letta al Meeting ha proposto anche l’estensione dell’obbligo scolastico da 0 a 18 anni ed è stato contestato. Dal 2003 esiste una legge che introduce l’obbligo di istruzione e formazione fino ai 18 anni, ha parlato di obbligo su di un aspetto in cui la libertà di scelta dei genitori è fondamentale, ha parlato di accesso gratuito al sistema integrato di istruzione solo fino ai 6 anni. E dopo?