Zuppi nuovo presidente della Cei: cosa succede ora. I primi nodi da sciogliere

Lo ha nominato Papa Francesco. Zuppi resterà cardinale di Bologna

Roma, 24 maggio 2022 -  Il biglietto del Papa con la nomina del  presidente dei vescovi è arrivato a tempo di record sul tavolo dell'assemblea generale dell'episcopato: il cardinale Matteo Zuppi è il nuovo presidente della Cei, timoniere della Conferenza episcopale italiana. Il nome dell'arcivescovo di Bologna, 66 anni, è stato il primo della terna votata poche ore fa dai presuli riuniti in assise all'Hotel Hilton di Fiumicino.

Matteo Maria Zuppi nuovo presidente della Cei (Foto Serra)
Matteo Maria Zuppi nuovo presidente della Cei (Foto Serra)

Resterà anche alla guida della Chiesa petroniana. Su un quorum minimo di 107 voti, don Matteo, come viene chiamato dai tempi in cui era prete di strada nel quartiere popolare di Torre Angela a Roma, né ha raccolti 108. Al secondo posto si è posizionato un altro porporato di segno riformista e sociale: Paolo Lojudice, classe '64. L'arcivescovo di Siena ha avuto la meglio al ballottaggio sull'unica sorpresa di giornata, il 62enne Antonino Raspanti. Il vescovo di Acireale, tratto moderato e attuale vice presidente della Cei, ha chiuso la terna. Sono rimasti al palo sia Erio Castellucci (Modena), sia Domenico Battaglia (Napoli) che fino all'ultimo sono stati accrediti per un posto nella lista dei papali da consegnare al Papa. 

I vescovi hanno accontentato Francesco: voleva un cardinale autorevole e pronto a un deciso cambiamento di una Chiesa italiana, che considera preconciliare nella sostanza, e ora può imprimere la svolta. Come da modifica dello Statuto decisa nel 2014, il Papa, sulla base della terna votata dai presuli, ha avuto l'ultima parola nella scelta del successore di Gualtiero Bassetti, 80enne arcivescovo di Perugia che ha retto la Cei per il quinquennio 2017-2022. 

Vicino alla Comunità di Sant'Egidio, dove si è formato e all'interno della quale ha svolto un ruolo prezioso di mediatore per la pace in Mozambico, Zuppi sembra destinato a seguire le orme del cardinale Antonio Poma. Anche quest'ultimo fu pastore della città petroniana per poi assumere, dal 1969 al 1979, la presidenza dell'episcopato Italiano. L'impronta si preannuncia analoga. Con don Matteo al timone, si prospetta una Cei più spirituale che politica, pur se per la verità già con il cardinale Bassetti i presuli hanno iniziato a uscire dalle secche della battaglia unilaterale e tonante sui valori non negoziabili. Di sicuro don Matteo garantirebbe una più coraggiosa e dinamica rispondenza alla linea bergogliana. Il piglio informale è scanzonato dovrebbe poi favorire una maggiore empatia con una società che guarda sempre con meno fiducia alla Chiesa istituzionale, ma non per forza ha abbandonato una sua ricerca spirituale, anche tra le nuove generazioni. 

Uno dei dossier più spinosi, proprio nell'ottica di un recupero della credibilità, è quello della pedofilia. Zuppi guarda con preoccupazione alla piaga degli abusi sui minori, sente l'urgenza di un'operazione trasparenza. Si dice che sia incline a voler valorizzare il lavoro delle realtà diocesana che da alcuni anni stanno raccogliendo le segnalazioni sul territorio. Tradotto: chi, come i promotori di #ItalyChurchToo, invoca l'istituzione di una commissione indipendente, potrebbe restare deluso. 

Ma sul tema deciderà l'assemblea nei prossimi giorni. E Zuppi ci tiene a non fare il leader e a giocare di squadra.  Non è uomo di strappi o rotture. Cerca piuttosto il dialogo, soprattutto in seno a un episcopato complesso come quello italiano in cui certo non mancano i pastori autoreferenziali e insofferenti dinnanzi al dinamismo del Papa. Quello venuto dalla fine del mondo anche per rimettere in cammino anche una Chiesa italiana un po' sazia e segnata da un più che rassicurante 'si è sempre fatto così'.