Nuovo Dpcm: oggi si decide. Le due strade di Conte

Il governo valuta l’ipotesi del decreto ponte da giovedì 7 al 15 gennaio. Maggioranza divisa: preoccupa l’andamento dei contagi

Covid Italia: la situazione delle terapie intensive

Covid Italia: la situazione delle terapie intensive

Roma, 4 gennaio 2020 -  Il sogno di uscire dal lockdown natalizio per tornare alla situazione di seminormalità che c’era prima è già svanito. La curva dei contagi che continua a crescere preoccupa non solo i medici del Comitato tecnico- scientifico, ma lo stesso governo che, tra oggi e domani, prepara una nuova stretta destinata a durare almeno fino al 15 gennaio.

Covid, bollettino sul Coronavirus (Italia e regioni) del 4 gennaio

Nuovo Dpcm o decreto

Divieto di spostamento tra le regioni, bar e ristoranti aperti solo per l’asporto e impossibilità di ospitare più di due persone a casa (parenti o amici) restano i capisaldi anche delle nuove misure. Svanita invece la proposta – che pure era circolata ieri pomeriggio – di anticipare il coprifuoco alle 20: resterà alle 22.

Oggi il governo trarrà le conclusioni di una lunghissima trattativa cominciata con la riunione con capidelegazione di maggioranza e i ’tecnici’ Miozzo, Locatelli, Brusaferro (che insiste: "Non ci dobbiamo distrarre: l’epidemia è ancora molto pericolosa"), continuata con il Cts e terminata a notte, con la riunione con le regioni.  E non si esclude che la firma al provvedimento possa arrivare entro stasera. 

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Le due ipotesi

In campo sia l’ipotesi di una proroga delle misure vigenti fino all’Epifania (Italia arancione nei giorni feriali, rossa nel weekend) sia di un provvedimento-ponte meno stringente con le regioni che potrebbero tornare gialle il 7 e l’8 (fermo restando il divieto di postamento tra regioni e di avere più di due ospiti a casa) per poi passare in fascia arancione il 9 e il 10; successivamente, sulla base del monitoraggio, verrebbero assegnate le fasce per la settimana seguente. Le misure del provvedimento sono state illustrate da Boccia e Speranza in serata ai governatori: confronto acceso perchè diversi presidenti di regioni non condividono ulteriori restrizioni. "Il governo non stravolga ancora le regole", scandisce l’abruzzese Marsilio. Più cauto Bonaccini (Emilia Romagna) , invoca "misure comprensibili e il più possibile omogenee".

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Certo è che l’aria di crisi che circola tra i giallo-rossi si respira anche nelle riunioni sulle misure per combattere la pandemia, in cui si registra più di un battibecco. La ministra renziana Bellanova, infatti, ci tiene a sottolineare al premier come "il servizio sanitario nazionale sia troppo in affanno, e il piano vaccini insufficiente". Non solo, torna a battere cassa sui ristori per le categorie più colpite dal lockdown: "Le promesse vanno mantenute".

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D’altra parte, Conte non ha remore a schierarsi apertamente con la titolare dell’Istruzione, Azzolina: "La didattica in presenza al 50% deve ripartire negli istituti dal 7 gennaio". Netta invece la contrarietà di molti governatori: "Rischiamo di riaprire per richiudere subito". Sul tavolo ci sono anche i parametri. L’ipotesi più gettonata e condivisa dalle Regioni è quella di rivedere in modo più restrittivo l’indice Rt, uno degli indicatori dell’allarme che fa scattare le fasce per le regioni. In particolare dovrebbe essere abbassata a 1 la soglia che fa scattare la fascia arancione (invece dell’attuale 1,25) mentre per la fascia rossa basterebbe il raggiungimento di un Rt pari a 1.25 (invece dell’attuale 1.50).

A palazzo Chigi sostengono che questa "fase transitoria" servirà per valutare meglio gli effetti della stretta adottata nelle feste, i quali saranno più chiari verso la metà del mese: "I dati di questi giorni – fanno sapere al ministero della Salute – risentono di quanto accaduto dal 15 dicembre in poi, con gli affollamenti per lo shopping natalizio. È evidente che già con il prossimo bollettino dovremo analizzare la situazione e convalidare eventuali cambi di fascia con regioni che possono entrare in zona arancione o addirittura rossa. Ma non è scontato che questo possa essere sufficiente per tenere sotto controllo la curva epidemiologica".

Inutile girarci attorno, grande è la preoccupazione da queste parti per quanto sta accadendo in Gran Bretagna e Germania: il timore diffuso è che la terza ondata – grazie anche alla mutazione subita dal virus – sia molto più potente della seconda, coinvolgendo anche i più giovani. Semmai accadesse ciò che temono in molti, ovvero che tra il 15 e il 20 gennaio si "scateni l’inferno" per dirla con un esponente giallo-rosso, è possibile che la stretta attualmente in canna venga ulteriormente potenziata.