Nuovo Dpcm, Conte accelera. Ecco città e regioni a rischio lockdown

Vertice del premier con i responsabili sanitari e politici. Lunedì altro Dpcm e poi il premier in giornata parlerà alle Camere. Spostamenti tra regioni, limitazioni in arrivo

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Il dado è tratto. Dopo giorni di rinvii il governo ha capito che le mezze misure e gli scaricabarile negli enti locali rischiano solo di aggravare la situazione, e si è deciso a una nuova stretta. Si va verso un lockdown a macchia di leopardo, per due-quattro settimane, ma palazzo Chigi prende un altro giorno per mediare con le regioni e i sindaci, forse con le opposizioni, perché il tentativo è quello di arrivare a scelte condivise. Il nuovo Dpcm sarà redatto in articolato entro domani  (lunedì), quando Giuseppe Conte lo illustrerà in Parlamento.

Nuovo Dpcm, alcune Regioni chiedono limitare gli spostamenti degli over 70

Ieri a palazzo Chigi si è svolta una riunione tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i capidelegazione, allargata anche a Silvio Brusaferro, presidente dell’Ist, a Franco Locatelli, presidente del Css, ad Agostino Miozzo, coordinatore del Cts, e al commissario straordinario Domenico Arcuri. Gli esperti hanno ribadito che "per cercare di evitare un lockdown totale è necessario introdurre subito nuove restrizioni nei territori più colpiti". Il ministro Speranza ha quindi chiesto al Cts di fornire al governo entro ieri notte "indicazioni specifiche su territori che necessitano di ulteriori misure restrittive". L’orientamento è prevedere solo lì chiusure di bar e ristoranti, negozi non essenziali, dei centri commerciali (almeno nei fine settimana), limitare gli spostamenti a soli motivi di lavoro, acquisto di beni necessari, salute e urgenza, effettuare la didattica in presenza fino alla seconda media (a meno che i governatori non decidano misure più restrittive).

L’esecutivo starebbe valutando anche di rilanciare gli "hotel Covid", dove ospitare i positivi che, altrimenti, rischiano di contagiare i familiari. Probabile anche una limitazione degli spostamenti tra regioni, intesi come movimenti non essenziali. Un’ ipotesi radicale è chiudere a tutte le regioni con indice Rt sopra 1,5. E quindi Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Val D’Aosta, Calabria, Molise, Puglia, Umbria e provincia di Bolzano più la Campania anche se è a 1,49. Ma il Governo preferirebbe fare un lavoro più selettivo, agendo per province.

Se così sarà, le province nelle quali – dopo un’ intesa con le Regioni – scatterebbe il lockdown sarebbero Milano, MonzaBrianza, Como e Varese in Lombardia, Torino, Firenze, Perugia. E poi a Roma, Latina e Frosinone nel Lazio, Napoli e Caserta in Campania, Trieste, la Val D’Aosta e le province di Bolzano e Trento. Ancora da vedere se il lockdown sarebbe operativo solo nel capoluogo (questo è l’orientamento prevalente) o anche nei comuni del resto della provincia. Sul piatto, ma con un minore probabilità, c’è anche la possibile chiusura a Pisa, Pistoia e Arezzo in Toscana; Bologna, Modena e Reggio Emilia in Emilia Romagna; Treviso, Padova, Rovigo,Vicenza e Verona in Veneto, a Udine, Genova, Ancona, Cuneo, Pavia. E, ancora, a Terni, L’Aquila, Bari, Salerno, Benevento, Catania e Palermo.

I ministri Roberto Speranza e Francesco Boccia si riuniranno stamani con i governatori per discutere le nuove restrizioni. Nel primo pomeriggio è prevista una nuova capidelegazione, allargata ai ministri interessati, e alle 17 si uniranno anche i capigruppo di maggioranza. "Se ci vorrà, se c’è la necessità di una, due, tre settimane di stop in alcuni territori, perché l’Rt non è uguale dappertutto – dice Boccia – lo faremo,".

 

 

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