ArchiveNuovo decreto Draghi: Italia chiusa tutto aprile. No cambi automatici, la Lega si adegua

Nuovo decreto Draghi: Italia chiusa tutto aprile. No cambi automatici, la Lega si adegua

Approvato il decreto legge, sarà possibile alleggerire i vincoli con una delibera del Consiglio dei ministri solo se i dati migliorano

Matteo Salvini, 48 anni, guida la Lega

Matteo Salvini, 48 anni, guida la Lega

La variante inglese chiude l’Italia per un altro mese. Nessun automatismo per il ritorno in zona gialla fino al 30 aprile: saranno possibili allentamenti dei vincoli "previa una nuova delibera del consiglio dei ministri, solo se lo consentiranno situazione epidemiologica e piano vaccini".

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Non prima del 15, visto che il provvedimento entra in vigore il 7. Finisce così lo scontro plateale tra rigoristi e aperturisti alle otto di sera in consiglio dei ministri, e ancor più fuori.

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Con Salvini in campo per gestire la trattativa in contatto diretto con Draghi e con il ministro della Salute Speranza. Quando tutto è compiuto, e il provvedimento che proroga la stretta di arancio e rosso è varato tra le proteste di sindaci e presidenti di provincia ("non ci hanno consultato", si lamenta Decaro, presidente dell’Anci), entrambi i contendenti si dichiarano appagati. Il titolare della Salute lo fa con una nota che esce prima del termine del Cdm: "Sono soddisfatto di un decreto che mette la salute al primo posto". A ruota, la replica Salvini: "Ci fidiamo di Draghi e della scienza, non di Speranza. Dopo Pasqua, nelle zone sicure si riapre e si torna alla vita".

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Il pit-stop promesso permette al leader del Carroccio di tornare a testa alta tra le categorie più colpite che sono un pezzo portante del suo elettorato: "È passata la nostra linea – fanno sapere da via Bellerio. – Si è aperto un varco". Dove raccontano di "una discussione tesa" e "dell’irritazione di alcuni ministri (in primis Franceschini, Speranza e i grillini), decisi a non attenuare le chiusure". Nella sostanza, però, l’assenza di un automatismo fa sì che il testo non si discosti nemmeno un po’ da quello proposto dal governo, su cui Salvini nel pomeriggio aveva puntato i piedi: basarsi su deliberazioni per le riaperture "è una cosa che non ci soddisfa, si tratta di una scelta politica e non scientifica".

Ed è proprio questo l’oggetto dello scontro. Tanto i ministri leghisti al tavolo del governo (sostenuti dagli alleati forzisti, Gelmini in testa) quanto il loro leader nei colloqui non ufficiali sostengono che "se i dati sono tali da indicare una zona gialla o bianca, non c’è motivo di lasciarla rosso o arancione. L’apertura deve essere automatica".

Ragionamento in apparenza logico, ma che non convince né il ministro della Salute né il premier e neppure la delegazione Pd. Il problema, replica Speranza è che "non vi volete rendere conto di cosa significhi la diffusione della variante inglese. La zona gialla non basta a fermarla". L’unica soluzione è moltiplicare le vaccinazioni nella speranza di costruire di qui alla fine del mese un muro tale da fermare anche la variante più contagiosa e permettere le riaperture a maggio.

Complice la ripresa in presenza della scuola ovunque per i più piccoli, alla fine la spunta la linea rigorista: certo le verifiche ci saranno, promette conciliante il premier Draghi, in caso di dati contestualmente molto rassicuranti sia sul fronte del contagio del virus sia su quello della vaccinazione, "il consiglio dei ministri potrà deliberare una deroga alle misure previste".

Ma l’impostazione resta quella voluta dal dicastero della Salute e dal Cts. Ha motivi in più per esultare Speranza, epperò Salvini è stato molto attento a non esasperare mai i toni e a non permettere che si potesse parlare di scontro all’interno della maggioranza o, peggio, di conflitto tra lui e Draghi.

Per tutto il pomeriggio le fonti della Lega hanno ripetuto che la trattativa era in corso, che il leader parlava direttamente con il governo e con Speranza, negando sempre l’esistenza di qualsiasi scontro. Salvini insomma, intende mantenere il ruolo di principale sostenitore del governo e non vuole bruciarlo per una partita di facciata, dal momento che, sulla possibilità di riaperture entro aprile, nessuno si fa troppe illusioni. Il momento della verità per la tenuta della maggioranza arriverà casomai con il nuovo decreto sostegni: con un altro mese di chiusure, ci sarà da discutere non solo sull’entità dei ristori, ma anche sui destinatari di queste risorse.