
Roma, 30 settembre 2023 – Berrette rosse e anelli d’oro con incise le insegne del Pontefice regnante. Campeggiavano i simboli distintivi della dignità cardinalizia in piazza San Pietro dove papa Francesco stamattina ha creato 21 nuovi principi della Chiesa (tre gli italiani), 18 con diritto di voto in Cappella Sistina e tre over 80, come tali, esclusi dal prossimo Conclave. Assente per motivi di salute uno di quest’ultimi, il cappuccino Luis Pascual Dri, confessore del Santuario di Nostra Signora di Pompei, a Buenos Aires.
Sud Sudan, Terra Santa, Hong Kong, con il suo nono concistoro ordinario Bergoglio ha confermato la propria volontà d’internazionalizzare il collegio cardinalizio, esplicitando una volta di più la sua particolare attenzione alle periferie del pianeta in discontinuità con i più immediati predecessori, Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, attenti maggiormente all’Europa e all’Occidente, anche in chiave di contrasto alla secolarizzazione.
In quella che è stata una giornata di festa per la Chiesa cattolica il Papa ha letto davanti a 12mila fedeli la formula di rito per la creazione dei cardinali per poi proclamare i nomi dei neo porporati. Dopo aver fatto professione di fede e giurato fedeltà al Pontefice e alla Chiesa, gli stessi si sono inginocchiati uno alla volta, seguendo l’ordine di creazione letto in precedenza, dinanzi a Francesco che ha imposto sulle loro teste lo zucchetto e la berretta rossa prima di consegnare gli anelli e assegnare a ciascuno dei nuovi porporati una chiesa della Capitale in segno di partecipazione alla cura pastorale del Papa – vescovo di Roma – al destino dell’Urbe. Istituiti nella prima metà dell’XI secolo da Leone IX a formare un senato pontificio, i cardinali sono per loro natura i rappresentanti dei luoghi di culto della cristianità romana. “Il Collegio cardinalizio è chiamato ad assomigliare ad un’orchestra sinfonica che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa - ha rimarcato nell’omelia Bergoglio, sensibile alla pluralità ecclesiale nell’unità –. Una sinfonia vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme. La diversità è necessaria, è indispensabile. Ma ogni suono deve concorrere al disegno comune“.
L’elenco
Di seguito l’elenco dettagliato dei 21 neo cardinali: Roberto Prevost, agostiniano e prefetto del dicastero per i Vescovi, Claudio Gugerotti, prefetto del dicastero per le Chiese orientali, Victor Manuel Fernández, prefetto del dicastero per la Dottrina della fede, Emil Paul Tscherrig, nunzio apostolico in Italia, Preistoriche Pierre, nunzio apostolico negli Stati Uniti – il primo a ricevere la berretta rossa sul sagrato di San Pietro –, Pierbattista Pizzaballa, francescano e patriarca latino di Gerusalemme, Stephen Brislin, arcivescovo di Città del Capo (Sud Africa), Ángel Rossi, gesuita e arcivescovo di Córdoba (Argentina)), José Rueda Aparicio, ordinario di Bogotà (Colombia), Grzegorz Rys, arcivescovo di Lodź (Polonia), Martin Mulla, ordinario di Juba (Sud Sudan), José Cobo Cano, arcivescovo di Madrid (Spagna), noto per il suo taglio sociale e la propensione al dialogo coi giovani, Protase Rugambwa, arcivescovo coadiutore di Tabora (Tanzania), Sebastian Francis, vescovo di Penang (Malesia), Stephen Chow Sau Yan, gesuita vescovo di Hong Kong - la sua nomina suona come una stoccata all’anziano emerito della metropoli, ai ferri corti con Bergoglio sul turbolento accordo tra Santa Sede e Cina - François-Xavier Bustillo, vescovo di Ajaccio (Francia), Américo Aguiar, attuale ausiliare di Lisbona, e Fernández Artime, rettore maggiore dei salesiani; a questi si aggiungono tre porporati over 80: Agostino Marchetto, segretario emerito del Pontificio consiglio per i migranti, Diego Sánchez, arcivescovo emerito di Cumaná (Venezuela), e l’argentino Dri.
Con quest’ultima infornata, arriva a 142 il numero dei cardinali creati da Francesco dall’inizio del suo pontificato nel 2013. Da domani saliranno, invece, a 136 gli elettori, sedici in più rispetto alla soglia fissata da Paolo VI. A livello geografico, l’Europa resta il continente più rappresentato in Cappella Sistina (52 alti prelati), seguita da America latina (24), Asia (23), Africa (19), America del Nord (15) e Oceania (3). Scende il peso degli italiani (14), considerando che nell’ultimo conclave, quello che ha condotto all’elezione di Bergoglio, erano il doppio. Per quanto riguarda la titolarità di creazione, il 72% degli elettori ha ricevuto la porpora dall’attuale vescovo di Roma. il 21% da Benedetto XVI e il restante 7% da Wojtyla.
Verso il Sinodo
Nel pomeriggio è in programma la veglia di preghiera. presieduta da Francesco, per l’imminente apertura del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità - mercoledì la messa in San Pietro - che si preannuncia vivace, nonostante ieri il neo prefetto dell’ex Sant’Uffizio, Fernández, abbia fatto ’pretattica’ (“Non sarà interessante per la stampa“). Quasi a voler esorcizzare eventuali tensioni nel dibattito fra presuli, religiosi e laici - per la prima volta ammessi al voto in Aula – sul ruolo delle donne, pastorale omosessuale, preti sposati e primato del Papa.
Da una parte i liberal, tedeschi, belgi, in primis, dall’altra, i conservatori, statunitensi e polacchi, soprattutto. Ma alla vigilia del concistoro ha a suo modo lasciato il segno l’affermazione conciliante del neo cardinale Rys, polacco. Interpellato sulle posizioni dei confratelli della Germania – favorevoli al diaconato femminile e alla benedizione delle coppie dello stesso sesso –, ha confidato che “tutto questo non è uno scisma, sono diversi punti di vista“. I vescovi polacchi e tedeschi “s’incontreranno al Sinodo e avranno la possibilità di parlare e ascoltarsi l’un l’altro“.