Cambia il Conclave, ecco chi sono i nuovi cardinali

Tra gli undici nuovi elettori anche treitaliani: il ministro degli Interni vaticano, Antonio Becciu, il vicario di Roma, Angelo De Donatis, e, a sorpresa, l'arcivescovo dell'Aquila, Giuseppe Petrocchi. Niente porpora per gli ordinari di Milano, Mario Delpini, e Bologna, Matteo Zuppi

Il collegio dei cardinali elettori (Imagoe)

Il collegio dei cardinali elettori (Imagoe)

Città del Vaticano, 20 maggio 2018 - Il Conclave si arricchisce di undici nuovi cardinali. A sorpresa, durante il Regina Coeli di Pentecoste, papa Francesco ha annunciato per il prossimo 29 giugno un concistoro ordinario per la creazione di quattordici porporati (tre gli over 80 che come tali non parteciperanno all’elezione del successore di Bergoglio). Il Conclave sale così a 126 unità, sei in più del tetto massimo fissato da Paolo VI nella costituzione 'Ingravescentem aetatem' (1970).

Ad aprire la lista dei futuri cardinali è il patriarca di Babilonia dei caldei, Louis Raphael Sako, voce dei cattolici nel martoriato Iraq. Studioso di Patristica, quest’anno il presule è stato candidato al Nobel per la pace, con l’appoggio anche dei musulmani. Il patriarca, oltre all’arabo e al caldeo, conosce il tedesco e parla l’inglese, il francese e l’italiano. In Cappella Sistina entreranno anche quattro esponenti della Curia romana per i quali si attendeva la berretta rossa. Si tratta di monsignor Luis Ladaria, attuale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, del vicario di Roma, l’italiano monsignor Angelo De Donatis, del sostituto agli Affari generali della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Becciu, e del polacco Konrad Krajewski, instancabile elemosiniere apostolico.

Quest’ultimo, nominato nel suo incarico da Francesco nel 2013, pochi mesi dopo l’arrivo dell’argentino sul soglio petrino, ha accolto con stupore l’elezione a cardinale. "Non so che cosa dire, questa porpora è per i poveri", ha dichiarato a caldo ai microfoni di 'Vatican news' Krajewski che in questi anni si è distinto per l’impegno a favore di rifugiati e senzatetto. Bergoglio non lo voleva dietro la scrivania e lui ha risposto presente. L’anno scorso ha ceduto a una famiglia di esuli siriani il suo appartamento nel centralissimo Borgo Pio. Ladaria è stato, invece, chiamato l’anno scorso dal Papa a prender il posto del tedesco Gerhard Ludwig Müller, critico con il nuovo corso, al vertice dell’ex Sant’Uffizio. Francesco gli ha affidato nel 2016 lo spinoso dossier sul diaconato femminile che tante speranze e timori ha sollevato all'interno della Chiesa cattolica. Per De Donatis la rampa di lancio si è avuta quattro anni fa, quando, in occasione della Quaresima, da semplice parroco tenne gli esercizi spirituali per la Curia romana. L'anno seguente è stato nominato ausiliare di Roma, prima della promozione a vicario della diocesi capitolina.

Dal 2011 ministro degli Interni vaticano, per volere di Benedetto XVI, Becciu negli anni si è conquistato la stima di Francesco. A dimostrarlo il fatto che il Pontefice un anno fa lo ha scelto quale ‘commissario’ dell’Ordine di Malta, ridimensionando nei fatti il patrono dei Cavalieri, l'ultratradizionalista Raymond Burke, fra i quattro porporati ‘dubbiosi’ sul documento 'Amoris laetitia' che ha aperto alla comunione ai divorziati risposati. Becciu nei giorni scorsi è intervenuto sul caso Pell, auspicando la non colpevolezza del ministro dell’Economia vaticano, a processo in Australia per abusi sui minori. Tra i nuovi undici elettori (a sorpresa) spazio anche per un altro italiano, Giuseppe Petrocchi, arcivescovo dell’Aquila. Dal 2013 alla guida della diocesi scossa nove anni fa da un tremendo terremoto, in ambito civile si è laureato in Filosofia e Psicologia. 

Gli altri futuri cardinali in Cappella Sistina sono: Joseph Coutts, presidente emerito della Conferenza episcopale pachistana; Antonio Marto, vescovo di Fatima che ha accompagnato lo scorso anno il Papa nel pellegrinaggio al santuario mariano; l’arcivescovo di Huancayo (Perù), il gesuita Pedro Barreto; Desire Tsarahazana, ordinario di Toamasina (Madagascar); l’arcivescovo di Osaka (Giappone) Thomas Manyo, numero due dei vescovi nipponici. Niente berretta rossa, invece, per gli attuali arcivescovi di Milano e Bologna, rispettivamente Mario Delpini e Matteo Zuppi. Per la diocesi della Madunina resta comunque in Conclave l'emerito Angelo Scola, 76 anni. Ancora a bocca asciutta, ma ormai dai tempi dell'ultimo concistoro di Benedetto XVI, il patriarca di Venezia, Francesco Moraglia, classe 1953, l'arcivescovo di Torino, il 74enne Cesare Nosiglia, e Rino Fisichella, il regista dell'ultimo Giubileo straordinario. 

Porpora ma niente conclave per i tre ultraottantenni che il Papa ha voluto 'premiare' per il loro servizio all'interno della Chiesa. Sono il missionario clarettiano Aquilino Bocos Merino, che, curiosità, non è neanche vescovo, il messicano Sergio Obeso Rivera, arcivescovo emerito di Xalapa, e monsignor Toribio Porco, prelato emerito di Corocoro, in Bolivia.