Martedì 16 Aprile 2024

Nuove accuse ad Omar Violenze sulla ex moglie Ma lui: "Sono calunnie, vuole togliermi la bimba"

Aveva 17 anni quando con la fidanzata Erika uccise madre e fratellino di lei . Oggi è indagato per maltrattamenti dopo una separazione burrascosa . La procura ha chiesto il divieto di avvicinamento a mamma e figlia.

di Gabriele

Moroni

IVREA (Torino)

"Sono incredulo. Sono stupito di queste accuse. Le ritengo calunniose e fatte per impedirmi di frequentare la mia bambina". La voce di Omar Favaro arriva così, portata da chi gli è vicino. Ha da poco compiuto quarant’anni, vive nella zona di Ivrea, dopo avere abitato ad Acqui Terme e in provincia di Pisa. Era un ragazzo quando, ventidue anni fa, insieme con la fidanzata Erika De Nardo massacrò a coltellate la madre e il fratellino di lei. Adesso è l’ex moglie ad accusarlo di percosse, violenze fisiche e psicologiche, vessazioni, minacce di morte, tutte perpetrate nel 2022, in particolare ai tempi delle restrizioni per la pandemia da Covid. Dopo la denuncia della donna ai carabinieri, la Procura di Ivrea, oltre a indagare Favaro per maltrattamenti, ha chiesto per lui il divieto di avvicinamento. Il giudice ha respinto con la motivazione che con la separazione è venuta meno l’attualità del pericolo.

La pm Valentina Bossi e la procuratrice di Ivrea Gabriella Viglione hanno presentato appello al Tribunale del Riesame di Torino. "Questa vicenda – dice l’avvocato Lorenzo Repetti, storico difensore con il collega Vittorio Gatti – non c’entra nulla con il passato di Omar. Anzi, il suo passato viene strumentalizzato. Tutto nasce nel quadro di una separazione formale per l’affidamento della figlia e della battaglia in corso per ottenerlo. In un primo tempo la bambina è stata affidata al padre. In seguito è andata alla madre. Il giudice ha disposto una consulenza tecnica. Lo scorso febbraio è stata riconosciuta la capacità genitoriale di entrambi i coniugi, sottolineando però che andava approfondito il rapporto della piccola con la madre. Guarda caso si è arrivati a questo procedimento penale, anche se va sottolineato che il pm ha chiesto il provvedimento minimale: il divieto di avvicinamento. Riteniamo che le accuse della ex moglie sono infondate e calunniose, funzionali a ottenere una posizione di vantaggio nella causa per l’affidamento della minore. Confidiamo di dare quanto prima la nostra versione dei fatti, in quanto non eravamo a conoscenza del procedimento che pendeva nei confronti di Favaro".

C’è una condanna che per alcuni è senza fine: l’impossibilità di essere dimenticati. Erika De Nardo e Omar Favaro scontano la loro, anche se da tempo hanno chiuso i conti con la giustizia. Erika e Omar, binomio indissolubile negli annali della cronaca nera e nell’immaginario collettivo degli italiani che hanno più di trent’anni, anche se i loro destini scorrono separati e i giornali hanno avuto più volte modo di registrare le loro contrapposizioni. Il pensiero rimanda alla sera del 21 febbraio del 2001, al massacro che si compie fra le mura color salmone di un villino in via Dacatra, al quartiere Lodolino, zona residenziale di Novi Ligure. Erika De Nardo, 16 anni, ci abita con il padre Francesco, ingegnere di origini calabresi, dirigente alla Pernigotti, la madre Susanna detta Susy, il fratellino undicenne Gianluca. Il fidanzatino di Erika si chiama Omar Favaro, ha 17 anni, a maggio diventerà maggiorenne. Quella sera attendono il rientro di Susy e di Gianluca, li uccidono con 97 coltellate inferte con una lama da cucina. Papà De Nardo scampa alla strage solo perché Omar decide di andarsene prima del suo rientro. Sedici anni la pena per Erika, di due anni inferiore quella inflitta al boyfriend e complice. Omar è definitivamente libero dal marzo del 2010, Erika dal dicembre dell’anno dopo.

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