Centocinquanta omicidi dopo, libero. Quando, quattro giorni fa, ha sentito il suo avvocato Luigi Li Gotti, Giovanni Brusca ha espresso l’intenzione di volare basso e farsi notare il meno possibile: "Sarò invisibile". Chissà se resisterà alla tentazione di dispensare le sue verità. Parecchi ne dubitano e i primi segnali dati sulla etero-direzione della strage di via D’Amelio, filtrati ieri attraverso il suo legale, non fanno sperare che sarà muto come un pesce, anzi. Di sicuro ha ancora 4 anni di libertà vigilata, quindi per quel periodo sarà obbligato a rimanere in Italia. Niente Caraibi e destinazioni simili. Poi, però, potrebbe avere voglia di andare molto lontano. Ma su questo il suo avvocato, glissa. "Oggi è totalmente irriconoscibile fisicamente – osserva il suo legale –, è un’altra persona. E questa è una prima garanzia contro vendette mafiose. Perché è vero che l’armata di Cosa Nostra è stata disarticolata, però c’è sempre il rischio della punizione per un ’tradimento’ considerato di rilevantissimo peso, la cui sanzione non può che essere l’eliminazione. Un’azione che consentirebbe a Cosa Nostra di riaffermare la sua forza ’militare’ sul territorio. Magari non sono in grado di farla, anzi, probabilmente, ma Brusca non vuole correre rischi. E quindi dovrà stare molto coperto. Ma lo sa benissimo". Dove andrà a vivere con la moglie e col figlio è un segreto noto solo a pochi uomini del Servizio Centrale di Protezione della Polizia di Stato. Con loro già da anni, con l’autorizzazione del tribunale di Sorveglianza, passava periodi (almeno 80 in totale) di 5 o 10 giorni ogni 45 giorni. La residenza, opportunamente protetta, è a carico del servizio di protezione e così gli oneri sanitari e quelli del suo legale. Brusca, in quanto pentito, dall’8 marzo 2000 percepisce, e continuerà a percepire, l’assegno di mantenimento, una cifra che secondo il ...
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