"Nove su dieci irregolari" Imprese edili sotto accusa

L’allarme sulla sicurezza nei cantieri lanciato dal capo degli ispettori del lavoro "La corsa al superbonus 110% fa abbassare la guardia sul rispetto delle norme"

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di Barbara Calderola

"Nove imprese edili su 10 non sono regolari". Poche, secche parole, del capo degli ispettori del lavoro certificano il fallimento delle politiche di sicurezza nel settore del mattone. L’Italia del dopo lockdown, sospinta dal carburante fiscale del superbonus al 110%, si è coperta di gru. Cantieri ovunque, come negli anni Cinquanta della ricostruzione post bellica, segnano risultati spettacolari: +54% di crescita nel 2021 rispetto all’anno precedente. E a correre ci sono anche gli interventi pubblici, favoriti da bilanci generosi. Quasi impossibile per le aziende rinunciare a contratti che in futuro potrebbero sparire. E dei 153mila posti di lavoro vacanti in settori trainanti fra i quali logistica e meccanica, metà si calcola siano nelle costruzioni. Oltre 53mila nella sola Lombardia, dove la corsa del lusso e dei grattacieli di Milano non si è mai arrestata. Neppure nei mesi più bui della strage da Covid.

Il rovescio della medaglia del fatturato che cresce è la rinuncia ai margini di sicurezza. Secondo Bruno Giordano, direttore dell’Ispettorato nazionale, "le nostre risorse sono sufficienti, ma gli organi di vigilanza si devono coordinare per prevenire e reprimere le violazioni. Il 90% delle realtà controllate fin qui erano irregolari", calcola. E sono proprio le cifre a gridare forte l’allarme. Gli infortuni, secondo l’Inail, sono cresciuti rispetto al 2020 del 6,3%, passando da 421mila a 448mila. E l’anno non è ancora concluso. Oltre mille le vittime registrate nel 2021. E se altri comparti sono in linea con i numeri dell’ultimo decennio, ancora una volta l’edilizia fa eccezione. I tre morti di sabato a Torino sono solo gli ultimi. Capacità, preparazione ed esperienza non hanno evitato la tragica fine di Roberto Peretto, cinquantaduenne impresario di Cassano d’Adda, nel Milanese, Marco Pozzetti, 54, padre di due figli della vicina Carugate, e Filippo Falotico, ventenne della piccola Coazze, in Piemonte.

A cento chilometri dai rottami della gru che li ha uccisi, ora sotto sequestro, sono proprio i dati della Lombardia a certificare che è proprio quella dei manovali la categoria più esposta. In trenta giorni le vittime del lavoro nella regione più popolosa d’Italia sono otto. Tutti uomini. Di questi, sei stavano in un cantiere. Gli altri due erano autotrasportatori. Chi è caduto da un balcone, dove a 65 anni arrotondava ancora, chi travolto da un braccio meccanico o dal forno in costruzione in una pizzeria. "Voucher, false partite Iva, impieghi a tempo pieno mascherati da part-time, sono le irregolarità da cui comincia l’insicurezza", spiega il segretario della FenealUil, Enrico Vizza. La proposta del governo, per bocca del sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, è quella di affiancare il sistema dei controlli "a investimenti sulla defiscalizzazione dei costi che l’impresa deve sostenere per garantire la sicurezza". Intanto, in tre case, dal Torinese all’hinterland di Milano, spenti i riflettori resterà un lutto senza consolazione. E i tre sorrisi consegnati a un selfie scattato in cima al mostro d’acciaio che li ha uccisi si sono spenti per sempre.