Nove regioni sperano di tornare gialle Friuli e Alto Adige bocciate dall’Europa

Bruxelles aveva stroncato anche Emilia-Romagna e Veneto, poi ha fatto marcia indietro. I governatori: "Danni d’immagine enormi"

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di Veronica Passeri

Domenica colazione al bar e pranzo al ristorante potrebbero essere di nuovo possibili anche in Calabria, Emilia-Romagna, Veneto e, forse, altre sei regioni. La speranza di diventare gialle da arancioni c’è e, in effetti, i dati dell’ultimo monitoraggio, analizzati dalla cabina di regia del Ministero della Salute sul Coronavirus, sono incoraggianti ma oggi ci sarà il bollettino aggiornato e da quello dipenderà la possibilità di tornare a una vita con meno restrizioni. I numeri di ieri però, 14mila casi e 492 morti giornalieri, dimostrano che l’epidemia è ancora viva e vegeta.

Calabria, Emilia-Romagna e Veneto, arancioni dall’8 gennaio, potrebbero passare al giallo consentendo ai loro circa 22 milioni di abitanti un pranzo al ristorante o il piacere di un caffè consumato al bar e non da asporto. Resta fermo il divieto di spostarsi da una regione all’altra se non per motivi di lavoro, salute o necessità e il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino. Dovrebbero restare gialle Toscana, Campania, Trento, Basilicata e Molise.

Ma, attenzione, l’affare si complica quando entra in campo l’Europa. Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna, oltre alla provincia autonoma di Bolzano, sono infatti le aree italiane in rosso scuro secondo la mappa dei contagi da Covid-19 pubblicata dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), aggiornata a ieri. Cosa significa? Test e quarantena obbligatoria per i cittadini di queste tre regioni che intendono spostarsi nei paesi europei.

Iniziano le proteste, la confusione è molta e intorno all’una di pomeriggio la mappa viene modificata dallo stesso Centro europeo che l’ha elaborata, sulla base della proposta presentata dalla Commissione europea martedì scorso. Nella seconda versione Veneto ed Emilia-Romagna non sono più ‘profondo rosso’, ma solo rosse mentre rimangono aree ad alto contagio il Friuli-Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Bolzano.

Su tutte le furie i governatori delle regioni coinvolte. L’Emilia- Romagna, ha osservato il presidente della Regione Stefano Bonaccini, "è ben al di sotto della soglia indicata dall’Europa stessa di 500 casi di positività ogni 100mila abitanti oltre la quale si viene indicate come zone rosso scuro, nella nostra regione è stata di 205 su 100mila abitanti nella settimana dal 18 al 24 gennaio". Il presidente della Conferenza delle Regioni ha anche chiesto l’intervento del ministro della Salute Roberto Speranza a tutela delle regioni, temendo ripercussioni "in termini d’immagine" e di "ricadute negative, in particolare per il comparto turistico".

Di una decisione "vergognosa" ha parlato il governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, che ha ricordato come la regione non sia mai stata "rossa", chiedendo al governo di intervenire perché la mappa europea è stilata prendendo "in considerazione un unico parametro" e "penalizza esclusivamente chi è in grado di fare molti tamponi".

Tra le quattordici regioni ora in fascia arancione nove, appunto, hanno parametri che le collocano in fascia gialla: Abruzzo (con Rt a 0,81 e rischio basso), Calabria, Emilia-Romagna (con Rt attorno a 0,7), Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lazio (Rt 0,73), Marche (Rt 0,88), Piemonte e Veneto (Rt 0,62). Ma se il passaggio dovrebbe essere sicuro per Calabria, Veneto ed Emilia -Romagna, che sono entrate in zona arancione due settimane fa, per le altre, come prevede il Dpcm, bisognerà vedere se sono trascorsi i 14 giorni consecutivi nel livello di rischio inferiore visto che la maggior parte dei provvedimenti sono in vigore dal 17 gennaio.

Non dovrebbero invece cambiare colore Puglia, Piemonte, Umbria e Valle d’Aosta. La Lombardia, che è in arancione solo dal 23 gennaio, è in fascia arancione per via dell’errore sull’Rt che l’ha tenuta per una settimana in rosso.