
Federico Perissi aveva 45 anni: è stato ucciso da Mor N’Diaye, conosciuto da tutti come Jamie Mike Stewart
Ferrara, 16 aprile 2025 – Prima l’orrore e il sangue. Poi la fuga sull’auto rubata alla sua preda, lo schianto in A13, la corsa a piedi nudi per un paio di chilometri tra i campi impantanati dalla pioggia. E infine la resa.
Ore di ordinaria e insensata follia, in un viaggio all’inferno tra il Mugello e Ferrara, con mani e vestiti inzuppati del sangue del collega Federico Perissi, 45enne vigilantes di Firenze, trucidato e sepolto tra sassi e fango sotto un cavalcavia nella zona del lago di Bilancino. A 120 chilometri dalla nostra città. Proprio qui, dove la sua delirante fuga è stata fermata.
Quella di Mike Mor N’Diaye, classe 1984 del Senegal, nato a Firenze e residente a Campi Bisenzio con regolare permesso di soggiorno. In Toscana lavorava nella security e grazie al suo fisico imponente praticava con successo l’Mma, le cosiddette arti marziali miste. Evaso dai domiciliari dove era finito lo scorso 5 aprile, dopo aver ‘giocato’ pericolosamente con una pistola, avere tentato di sequestrare un conoscente ed essere stato pizzicato con 18 dosi di cocaina al termine di una delle sue balorde serate risucchiato nella movida di Firenze.
“Sì, l’ho ucciso e il corpo l’ho buttato laggiù dal cavalcavia”, sono state le sue ultime parole, pronunciate in un barlume di lucidità dopo le tempeste provocate dalla polvere bianca, davanti al pm Stefano Longhi e agli uomini della Mobile lunedì sera. Parole che hanno chiuso il cerchio permettendo, attorno alle 23.30, il ritrovamento del cadavere della guardia giurata. Ma restano ancora tanti dettagli da rimettere in ordine: ore buche (almeno 6), spostamenti, il movente dell’omicidio del collega – a colpi di pietra e con il calcio di una pistola scacciacani – con il quale era partito da Firenze per un viaggio di piacere.
Sulla linea investigativa delle Procure di Ferrara e Firenze, c’è un viaggio a ritroso da compiere, iniziato lunedì alle 6.50 al chilometro 36 dell’A13, tra i caselli di Ferrara Sud e Nord, direzione Rovigo. L’allarme alla Polstrada di Altedo arriva per una Yaris rossa che, dopo aver tamponato un furgone Bartolini, finisce nella scarpata. Qualcuno nota il conducente, “alto un metro e novanta” miracolosamente vivo, uscire “scalzo e seminudo”, e prendere velocemente la via dei campi. Nella carcassa di lamiere e vetri in frantumi, con l’airbag del guidatore esploso, restano un pacchetto di sigarette e un igienizzante. L’uomo “scalzo e seminudo”, barcollante e sotto choc, intanto percorre un paio di chilometri a piedi, salta la ferrovia e si dirige verso la piscina Beethoven dove riesce a intrufolarsi e a portare via qualche indumento. Cammina ancora, raggiunge il vicino piazzale del Decathlon, riposa qualche ora probabilmente in una delle tende esposte all’esterno per poi riuscire allo scoperto e tentare un nuovo disperato colpo. L’ultimo.

Serve un’auto per andarsene lontano, verso l’Austria, meta scelta – secondo le sue dichiarazioni – fin dall’inizio della follia. Le 9.30: arriva una donna, il lupo ferito cerca di portarle via le chiavi. Inutile. Il blitz va a rotoli, pochi istanti ed ecco le Volanti pronte a contestargli la tentata rapina, il furto dei vestiti, l’evasione dai domiciliari. In Questura, per chiudere le pratiche, qualcuno nota sangue sul volto e sugli arti, ferite che necessiteranno il trasporto al Sant’Anna dove vi arriva in stato di alterazione. “Mi sono schiantato”, dirà.
E perché quell’auto, intestata a Federico Perissi, la guidava lei?, domandano i poliziotti. Ma soprattutto perché addosso aveva due carte di credito sempre intestate al vigilantes toscano? Il 41enne inizia a cedere, farnetica fino a parlare di un uomo ucciso a colpi di pietra e gettato da qualche parte al Mugello. “In zona lago di Bilancino”, aggiungerà. Alle 22.05 la Mobile di Ferrara, con il pm Longhi e N’Diaye, fino a quel momento arrestato per furto e tentata rapina, imboccano l’autostrada. Centoventi chilometri dopo, sotto il cavalcavia maledetto, ecco i rigagnoli di sangue allungati dalla pioggia battente. Quelli i segni della follia.