Sabato 20 Aprile 2024

Carlo Verdone: "Non sono mai riuscito a far ridere i miei figli"

La scatola dei ricordi dell’attore, dalla famiglia ai colleghi: "I miei ragazzi si sbellicarono solo quando un elefante mi sputò in faccia al circo". Il nuovo libro 'La carezza della memoria'

Carlo Verdone

Carlo Verdone

Sono dei piccoli film, i racconti di Carlo Verdone custoditi nel libro La carezza della memoria, uscito per Bompiani. Ricordano i film a episodi degli anni 60, le commedie umane dolceamare di Pietrangeli, di Zurlini. E sono, in effetti, una commedia umana, un affresco pieno di gente. Nel quale Carlo Verdone racconta gli altri, quelli che si incontrano per strada, o in un treno. Racconta la sua famiglia, le sue radici. E infine, se stesso.

Come è nata la voglia di frugare di nuovo nella memoria?

"Una notte, nel marzo scorso, una delle molte notti irreali di questa segregazione. Salgo sul terrazzo, mi confronto col silenzio enorme, assurdo di Roma. La lunga apnea della città. Roma che sembrava una ricostruzione scenografica, un grande set senza attori. Mi prende il desiderio di guardare indietro, di tornare a un tempo in cui avevamo più certezze. Di aprire lo scatolone della memoria".

Ha cercato anche la sua storia familiare: le tracce perdute di suo nonno, caduto nella Prima guerra mondiale.

"Nonno Oreste era in ospedale per le ferite di guerra, quando nello stesso ospedale nacque mio padre. Fu l’unica volta che si videro. Il nonno fu rispedito al fronte, e di lui non si seppe più nulla. Grazie al sito ‘Fronte del Piave’, che custodisce un enorme archivio storico, finalmente ho potuto sapere che era nato a Pozzuoli, e che fu ucciso da un mortaio sul San Gabriele, nel 1917. Ho portato a compimento un desiderio al quale mio padre teneva più di ogni altra cosa".

Suo padre, il primo docente di cinema in Italia.

"Era uno studioso formidabile, un uomo colto, vivace, curioso, generoso, intelligentissimo. Si era fatto da solo, con la sola arma dell’intelligenza e dell’abnegazione. Un giorno mi regalò uno dei libri che aveva scritto, con una dedica: ‘A Carlo, che ha superato il papà. Con molto orgoglio, il tuo babbo’. La lessi, a casa, e scaraventai a terra il libro per la rabbia. Gli dissi: papà, hai scritto una gran c… Io non ti ho superato, mai. E ancora oggi so che è così".

Nel libro c’è la storia dell’incontro con una prostituta, raccontato con immensa delicatezza.

"Maria F. aveva pochi anni più di me, un padre in prigione, una figlia di tre anni: ci incontrammo. Non per fare l’amore. La portai a vedere Roma, sulla mia Lambretta: vedemmo insieme un tramonto. Sfiorai, con lei, qualcosa di irraggiungibile, di emozionante".

Ai suoi figli è dedicato il libro. E sono co-protagonisti di un episodio spassoso.

"Quando erano piccoli, non riuscivo mai a farli ridere. Un giorno mio padre Mario invitò tutti noi a vedere uno spettacolo del circo di Liana Orfei. Si spengono le luci, e Liana Orfei annuncia: ‘È un grande onore avere qui il grande Carlo Verdone. Un applauso!’. Poi si rivolge all’elefante: ‘Simba, vai a salutare il nostro Carlo!’ L’elefante ci punta, posa una zampa sul muretto dell’arena. Tenta un barrito; ma dalla sua bocca parte solo un catarro enorme che mi centra in pieno viso. Il pubblico esplode in una risata incontenibile: io terrorizzato. I miei figli, vedendomi con quella melma disgustosa in faccia, iniziano a ridere a crepapelle. I miei figli mi gridano: oggi ci hai fatto ridere davvero!".

Questa è la sua parte di vita dietro la scena e quella in scena? Un nome: Massimo Troisi, l’ha incontrato quando facevate insieme "Non stop", giovanissimi, in Rai.

"Si capiva immediatamente che era un fuoriclasse. Diventammo amici: ero uno dei pochissimi che riuscivano a trascinarlo al cinema. Credo che mi apprezzasse perché non gli ho mai chiesto nulla, un favore, uno sketch da fare insieme… Quando uscì il suo primo film, fu un successo enorme, rischiava di oscurare tutti noialtri. Ma non ho mai sentito un briciolo di rivalità. Ero felice per lui".

Anche Francesco Nuti, con i Giancattivi, faceva parte della trasmissione che rivelò anche lei.

"Era difficile entrare in confidenza con Francesco. Una volta mi fissò un appuntamento nel suo camerino. Ma non lo trovai. Si era chiuso in bagno a leggere ‘Tex’".

Ma questo libro, così pieno di dettagli, così cinematografico, non è che…?

"Sì: mi sento che questo libro finirà per essere un film".