Sabato 20 Aprile 2024

Non tutti gli oligarchi tifano Putin E il finanziere combatte con Kiev

Il numero due di Gazprombank scappa in Ucraina. Il magnate Lisin critica lo zar: sbagliato fare la guerra

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di Alessandro Farruggia

C’è chi dice no. Non tutti gli oligarchi sposano la guerra di Putin. Igor Volubuev, vicepresidente della Gazprombank – la “banca del gas“, la terza banca più grande della Russia – è partito il 2 marzo per l’Ucraina, dove combatte al fianco dell’esercito di Kiev. È almeno il quarto alto dirigente di società russe ad aver abbandonato il Paese dopo l’inizio della guerra, dopo l’ex primo vice presidente di Sberbank, Lev Khasis, la ceo di Yandex Elena Bunina e il vice ceo di Aeroflot, Andrei Panov. Aveva lasciato la Russia lo scorso marzo anche l’inviato per il clima del Cremlino e già negli anni Novanta grande regista delle privatizzazioni russe come ministro di Boris Eltsin, Anatoly Chubais.

Significativa anche la presa di distanza di Vladimir Lisin, patrimonio personale di 15,8 miliardi di dollari. È l’uomo più ricco di Russia e non è stato sanzionato perché, sottolinea, "evidentemente non ho fatto nulla di male". "Non capisco – dice da Lonato del Garda, dove è in corso la Coppa del Mondo di tiro a volo, la cui federazione internazionale Lisin presiede – perché Putin abbia voluto invadere l’Ucraina, e dal punto di vista del business credo sia stato un fatto negativo. Non sono un politico ma un uomo d’affari che è contro la guerra le morti e le distruzioni". Lisin nega che l’acciaio delle sue fabbriche serva a costruire blindati e cannoni e sottolinea che con Putin "non siamo amici, ma semplici conoscenti. E voglio precisare che io mi sono messo in affari prima che lui salisse al potere e da lui non ho ricevuto favori". Una chiara presa di distanza .

Volobuev – una conversazione con lo scrittore Sergei Loiko per The Insider – è andato più pesante. Ha definito l’aggressione della Russia all’Ucraina "un crimine di guerra". Volobuev ha rivelato di essere nato ad Akhtyrka, nella regione di Sumy, e di aver deciso di tornare nella sua Ucraina per difendere la sua patria. "Non potevo più stare in Russia. Sono ucraino di nazionalità – ha detto – non potevo più osservare dall’esterno che cosa sta facendo la Russia con la mia patria. Voglio lavare via il mio passato russo. Voglio rimanere in Ucraina fino alla vittoria", ha detto Volobuev. "I russi – ha spiegato – stavano uccidendo mio padre, i miei conoscenti, i miei amici. Persone che conoscevo dall’infanzia mi dicevano che si vergognavano di me. Non potevo rimanere a guardare da bordo campo quel che la Russia faceva alla mia Patria". E ne ha avuto per tutti. "Questo crimine – ha accusato – è commesso da Putin, dal governo russo, ma anche dai russi. Non è Putin a uccidere gli ucraini, a saccheggiare le loro case, stuprare le donne in Ucraina. Sono i russi. E, anche se di origine ucraina, anche io ne sono responsabile. Mi vergogno perché la mia responsabilità è doppia: non solo sono un russo, ma nato in Ucraina".

Il top manager ha anche commentato la morte dell’ex primo vicepresidente della Gazprombank Vladislav Avaev. I media russi hanno scritto che il top manager ha ucciso sua moglie incinta e la sua figlia minore e poi si è suicidato. Secondo Volobuev, l’incidente è invece un suicidio inscenato: "Penso che questa sia una messa in scena. Come mai? È difficile da dire. Forse sapeva qualcosa e rappresentava una sorta di pericolo".

Dubbi anche sulla morte, avvenuta in Spagna, del miliardario russo Sergey Protosenya, della moglie e della figlia. "Anche quello non credo fosse un suicidio" ha chiosato Volobuev.

Dimissioni in polemica con la guerra – anche se lui ha ribadito di essere un patriota – anche quelle maturate una settimana fa di Vagit Alekperov, presidente e principale azionista del colosso petrolifero russo Lukoil, società che guidava dal 1993. L’oligarca russo, nato in Azerbagian, è ll quarto più ricco del Paese e qualche tempo fa aveva chiesto a Mosca di porre fine rapidamente al conflitto in Ucraina. La guerra è continuata e lui si è dimesso.