"Non suono per il nemico" I russi lo puniscono con la morte Quando l’arte fa paura ai regimi

Ucciso il direttore della Filarmonica di Kherson. Da Ugorski a Majakovskij, vittime delle dittature. Il Cremlino: "Attentato a Belgorod, 11 morti". Proseguono i raid su Zaporizhzhia e Kiev

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di Roberto

Giardina

"La mia bacchetta non obbedisce al nemico", e il direttore d’orchestra alla Filarmonica di Kherson è stato abbattuto con una raffica dai militari russi. Lo ha rivelato la giornalista Elena Vanina, e la notizia è stata diffusa dal Ministero della Cultura di Kiev. Yurij Kerpatenko aveva 46 anni, e si era rifiutato di dirigere a una serata organizzata dagli occupanti russi. Un gruppo di soldati è andato a prelevarlo a casa sua, per costringerlo con le armi in pugno. Non ci sono testimoni, i vicini hanno udito diversi colpi, forse una raffica. Poi hanno visto i militari abbandonare l´abitazione. Il corpo di Kerpatenho è stato trovato in salotto. Un assassinio. Il direttore della Filarmonica dopo l’occupazione aveva cercato di continuare la sua attività, pur in guerra, evitando i contatti con gli occupanti. Non aveva voluto abbandonare il suo teatro e i suoi orchestrali, raccontano gli amici, anche se ne aveva avuto la possibilità, e aveva ricevuto diversi inviti per dirigere a Kiev o anche all’estero. Quasi la metà dei 200mila abitanti di Kherson hanno abbandonato la città portuale sul Mare Nero, dopo l’occupazione russa avvenuta lo scorso marzo.

Di solito i regimi, e i dittatori, Stalin o Hitler, non hanno perseguitato i musicisti. Se si oppongono alla dittatura, gli si vieta di esibirsi in pubblico, o di eseguire le loro composizioni. Per un artista equivale a una condanna a morte. Il direttore Kurt Furtwängler, dopo la presa di potere di Hitler nel 1933, si illuse di poter essere lasciato in pace grazie alla sua fama internazionale. Continuò a favorire amici e colleghi ebrei, e non allontanò i musicisti ebrei della sua orchestra, ma nel 1935 si piegò alle minacce dei nazisti, e venne ricevuto da Goebbels, il ministro della Propaganda. Non divenne un seguace del Führer, ma non si oppose al regime. Non fu un complice, non un eroe, forse un opportunista.

A Mosca, il pianista Anatol Ugorski, nato nel 1942, di origine ebrea, si rese colpevole di eseguire in pubblico musiche di compositori occidentali non graditi al regime, fu obbligato per dieci anni a a esibirsi in concerti per le scuole, a suonare per i bambini, finché non riuscÍ a espatriare con la moglie, ai tempi del muro. Raggiunse Berlino Est ma fu costretto a vivere in un minuscolo appartamento senza pianoforte. Infine, trovò la libertà e la sua musica quando cadde il muro e poté passare all’Ovest. A quasi cinquant’anni ormai la sua carriera era finita, e divenne professore di musica in un conservatorio.

A rischiare la vita sono stati poeti e scrittori. La parola per le dittature viene ritenuta più pericolosa della musica. Il poeta Vladimir Majakovskij si tolse la vita a 37 anni con un colpo di pistola al cuore nell’aprile del 1930. Per amore, secondo la versione ufficiale. Solo nel 1993, sulle "Izvestia" apparve un articolo dal titolo: "Il suicidio fu ispirato", il poeta sarebbe stato costretto dal regime stalinista a togliersi la vita, o venne eliminato dal servizio segreto. Secondo il giornale l’arma, un rivoltella, fu consegnata a Majakovskij dal Nkvd, il servizio segreto predecessore del Kgb. Il poeta fu sorpreso e rifiutò di accettare l’arma, ma gli agenti risposero che stavano eseguendo ordini superiori. Non poteva dire di no. Negli ultimi giorni prima della morte, Majakowski ricevé le visite di diversi personaggi misteriosi, tra cui quella di un certo Agranov, un agente del Nkvd. Non si sa se i servizi i indussero il poeta al suicidio, sfruttando la sua depressione, o se lo eliminarono direttamente con una messa in scena che lasciasse credere a un gesto volontario. Qualunque sia la verità, il poeta fu una vittima del regime stalinista.

Kerpatenko è stato ucciso da un gruppo di militari guidati dalla rabbia, forse ubriachi. Sotto Stalin furono centinaia gli artisti e scrittori perseguitati, e uccisi. Solgenitsin fu condannato a otto anni di lavori forzati in un Gulag, Pastermak non poté pubblicare le sue opere. Altri pagarono con la vita. In uno degli ultimi processi segreti, il 12 agosto del ’52, nel carcere della Lubjanka a Mosca furono condannati a morte tredici scrittori e poeti, tutti ebrei, tra cui due donne. Tra di loro Lev Kvotko, che era un famoso autore di libri per bambini. Anche le fiabe sono pericolose per le dittature.